La facciata di Palazzo Montecitorio. Roma, 29 gennaio 2015. ANSA/CLAUDIO PERI

Quirinale: sul toto-Colle, rumors, indiscrezioni, ipotesi e trame che mirano tutte alla dietrologia

L’incontro avvenuto a Roma qualche giorno fa tra Giorgia Meloni e Letizia Moratti, ha creato retroscena fortemente improbabili, con Repubblica in prima linea, che ha subito inserito l’incontro nel  dibattito sul Quirinale. Giorgia Meloni, qualche giorno prima aveva chiarito la sua posizione e quella di Fratelli d’Italia: ‘La scelta del Presidente della Repubblica sarà compito del centrodestra e sarà un maschio, un patriota’. Voci e ipotesi diverse, che serpeggiano ormai da settimane, alimentano equivoci e dubbi che la leader di Fratelli d’Italia ha più volte destituito di fondamento. Intervistata a Un giorno da Pecora, il programma di Radio 2 Rai condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, la Meloni è tornata sul tema dell’elezione del presidente della Repubblica, riguardo Berlusconi. Nomine e ipotesi in campo. Presunte alleanze e cordate schierate all’opposto.

Tanto che, restringendo il campo delle supposizioni e delle polemiche, la leader di Fdi ospite in radio ha dichiarato: «Ho visto la Moratti e non abbiamo parlato del Colle. Questo è un periodo molto strano, secondo me se vado a pranzo con mia madre diranno che la voglio candidare al Quirinale. Conosco tantissime persone ma non è che chi incontro poi lo voglio portare al Colle». Aggiungendo a stretto giro un chiarificatore: «Per il Quirinale io voto Berlusconi.

“Ho sentito Berlusconi ieri al telefono qualche minuto. Speriamo di riuscire a vederci, confido di vederci prima del Natale”. Silvio Berlusconi viene a Roma? ”Così sembra”, risponde Meloni.

“Io voto Berlusconi, certo, se conferma di volersi candidare. Bisognerà chiederlo. Quando ci vedremo, ne parleremo. Ieri al telefono abbiamo parlato pochi minuti, non gliel’ho chiesto… E poi queste cose si discutono di persona”, è la posizione ribadita da Giorgia Meloni. In ogni caso, ha aggiunto, “non è vero” che Berlusconi deve guardarsi innanzitutto dal centrodestra, “sicuramente non deve guardarsi da Fratelli d’Italia…”. Più in generale, la Meloni si è detta convinta che “in realtà sulla carta non è così difficile trovare un nome per il Colle. Questo è un Parlamento particolare, in cui è difficile capire cosa rappresentano i suoi interlocutori. Rispetto ai 101 di Prodi, in questo Parlamento non è niente… e questa è la cosa che preoccupa…”.

“E’ molto bella la villa di Roma di Berlusconi, ma Arcore è molto più grande… io non riesco mai ad arrivare al bagno, ci vuole la mappa dei musei, ‘voi siete qui’… Si mangia sempre benissimo, anche a ‘Villa Grande’. Fanno delle pere al vino rosso che sono il mio piatto preferito, loro cucinano in un modo straordinario. Mi sono fatta dare anche la ricetta, ma non mi sono venute come le fanno loro…”. Giorgia Meloni racconta anche la sua passione per le pere al vino rosso ed elogia gli chef di casa Berlusconi nella nuova residenza romana del Cav per come preparano questo dessert.

Le pere al vin brulè sono, infatti, un ‘must’ dei vertici di centrodestra a ‘Villa Grande’ la nuova residenza romana del presidente di Fi sull’Appia Antica nella Capitale. Non a caso, è stato ribattezzato il ‘patto delle pere’ uno degli accordi politici raggiunti dai leader della coalizione proprio a tavola.

Giuseppe Conte ribadisce in diretta su La7, davanti a Marco Travaglio, che Silvio Berlusconi non avrà i voti del Movimento 5 Stelle e apre invece a sorpresa a Letizia Moratti al Quirinale

Conte non chiude invece la porta a Letizia Moratti presidente della Repubblica. «Sui singoli nomi non ha senso consumarsi, quando entreremo nel vivo della corsa per il Quirinale, lo faremo», dice. «La Moratti ha qualità morali? Non ho motivo di non riconoscergliele», ha risposto l’ex premier. E sui voti Quirinale “anche il centrodestra ha problemi di numeri, non hanno numeri sufficienti”, dice a ‘Tagadà’ il presidente M5S Giuseppe Conte. “Dobbiamo cercare di individuare una personalità che renda orgogliosi tutti gli italiani”, ha proseguito l’ex presidente del Consiglio. «Vedo tanti aspiranti kingmaker, avverto la responsabilità come leader M5S di dare un grande contributo e un grande impulso», ha sottolineato Conte, aggiungendo: «Vorrei evitare tante votazioni a vuoto e un clima di frustrazione da cui venga fuori un candidato casuale».

“Draghi presidente della Repubblica? Non vedo una sua autocandidatura. Non so che intenzioni abbia Draghi, ma candidarsi al Quirinale appare improprio».

A sparigliare le carte interviene Crosetto. Il quale, provando a fare pulizia e a sgomberare il tavolo da equivoci e recriminazioni, azzarda in un tweet quello che Libero, nel suo retroscena definisce, la «sintesi assoluta e rumorosissima». Ossia: «Tanto rumore per nulla. La partita del Quirinale è conclusa da tempo», sussurrerebbe l’imprenditore e commentatore politico piemontese. Che cosa intenda dire, però, non lo rivela. Anche se, come scrive il quotidiano diretto da Sallusti, ‘a naso, tutti gli indizi portano proprio a Mario Draghi’.

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