Dopo mesi di polemiche e rinvii, è arrivato il via libera alla riforma delle pensioni con l’introduzione di Quota 100 grazie al “decretone” approvato dal Consiglio dei ministri settimana scorsa, che ha chiarito requisiti e termini della misura-chiave della manovra 2019 per lasciare il lavoro. Popolo dei pensionandi, dunque, è proprio il caso di dire, alla “finestra”. Quota 100 dunque, ma non solo. Tante le vie d’uscita per dire addio al mondo del lavoro nel 2019.
La misura varata dal Governo gialloverde che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi, partirà per i lavoratori privati il 1° aprile 2019, solo per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018. Per chi invece taglierà l’ambito traguardo nel corso dell’anno, o nei prossimi due, la finestra mobile si aprirà dopo tre mesi dalla data di raggiungimento dei requisiti.
Diversa la situazione dei lavoratori del pubblico impiego: per chi raggiunge i requisiti alla data di entrata in vigore del decreto la prima data utile per la pensione è il 1° agosto 2019. Chi invece li maturerà dopo, la finestra di uscita si aprirà dopo 6 mesi.
Fanno eccezione i lavoratori del comparto scuole e Afam: per tutti questi dipendenti il decreto stabilisce la domanda di pensionamento con quota 100 debba essere presentata entro il 28 febbraio 2019 con possibilità di uscita a partire dall’inizio dell’anno scolastico o accademico 2019/20.
Possono utilizzare l’opzione donna (uscita anticipata ma pensione ricalcolata con il metodo contributivo, con una penalizzazione tra il 20 e il 25%) le dipendenti con almeno 58 anni e le autonome con almeno 59, con 35 anni di contributi. Si applica una finestra mobile, la più lunga, di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.
Occhio però, Quota 100 non manda in pensione la legge Fornero. Sarà infatti possibile andare in pensione in anticipo. I requisiti che devono raggiungere gli uomini sono 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne 41 anni e 10 mesi di contributi. L’assegno si riceverà dopo tre mesi dalla data di maturazione di requisiti.
Si può ottenere dai 63 anni per chi si trova in condizioni di disagio: disoccupati, chi assiste familiari disabili, persone con invalidità pari al 74% o più e chi svolge lavori gravosi, come operai edili, agricoli, siderurgici e del vetro, autisti di gru e mezzi pesanti, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, infermiere e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, operatori ecologici, marittimi e pescatori.
Prevista una finestra di tre mesi anche per i lavoratori precoci . Questi lavoratori – che vantano un anno di contributi versati prima dei 19 anni – potranno uscire con 41 anni di contributi. Tra i requisiti: svolgere attività particolarmente faticose oppure essere care givers, invalidi civili almeno al 74% o disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e passato un ulteriore trimestre di inoccupazione.