Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, slittano ancora CdM e decreto

Era stato il Premier Giuseppe Conte nel corso della partecipazione alla trasmissione ‘Porta a Porta’ ad annunciare che nella giornata di ieri, giovedì, sarebbe arrivato in Consiglio dei Ministri il decreto per Quota 100 e Reddito di CIttadinanza, le due misure bandiera del Governo gialloverde.

“Giovedì porteremo il reddito di cittadinanza e quota 100 in approvazione al Consiglio dei ministri. Vareremo poi il codice per la crisi d’impresa. Sono queste le riforme di cui il Paese ha bisogno. Al momento stiamo lavorando ad un unico decreto che contenga le misure su pensioni e reddito di cittadinanza”, aveva detto.

Invece, la tabella di marcia cambia ancora: dovrebbe slittare di una settimana, il condizionale a questo punto è d’obbligo, il Consiglio dei ministri con le due misure chiave dell’esecutivo. La data più probabile per il varo di reddito e quota 10 oscilla tra mercoledì 16 e venerdì 18 gennaio mentre Luigi Di Maio precisa che lo slittamento è dovuto al lavoro di “bollinatura” da parte della Ragioneria generale dello Stato. “La ragioneria ha bisogno di un po’ di tempo in più, perché è un decreto molto complesso”, ha spiegato il Vicepremier. Inutile dire che dentro il governo, pesano anche le tensioni Salvini e il premier Conte sui migranti e c’è da sciogliere il nodo delle risorse per la disabilità.

Della questione si è parlato nel corso del vertice di mercoledì sera tra Giuseppe Conte e i due vicepremier. In quella sede Di Maio avrebbe ribadito che il reddito di cittadinanza è una misura a contrasto della povertà, dunque destinata ad aiutare anche quei 260mila disabili che vivono sotto la soglia di povertà assoluta e che, per tutti loro, il reddito sarà svincolato dall’accesso al mondo del lavoro e dalla trafila dei centri d’impiego. I soldi per fare di più al momento non ci sono nonostante, come lo stesso vicepremier pentastellato ha ribadito, si siano recuperati circa 400 milioni alzando a 10 anni di residenza di cui gli ultimi due continuativi il requisito per l’accesso degli stranieri al sussidio: una parte di quello che Di Maio ha definito “tesoretto” andrà infatti ai centri per l’impiego.

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