Racconti appassionati di calcio è una raccolta di racconti che ha come filo conduttore il calcio e gli uomini che lo hanno vissuto. Ho scritto questo libro in cinque anni. Ho iniziato a scrivere questi racconti nel 2017, durante la partecipazione ad un Master per giornalismo sportivo. Proprio i primi racconti furono pubblicati inizialmente come articoli sul sito del corso del Master.
Il Direttore di quel corso era il compianto Mario Sconcerti. Sconcerti è stato un docente eccelso e soprattutto un insegnante ‘importante’, severo per il tuo bene, cioè quel tipo di docente che sa stimolarti, toccandoti le corde più profonde e allo stesso tempo corregge le debolezze che emergono alle prime esperienze letterarie.
Molti lo hanno sempre considerato un personaggio antipatico e irascibile, ma non lo era. È stato un insegnante prezioso che mi ha trasmesso la passione per l’arduo compito: scrivere di calcio.
Le premesse non furono rose e fiori: mi disse subito che quegli articoli erano troppo “raccontati”, pieni di descrizioni e di “belle uscite fuori tema”. Insomma, potevano catalogarsi più tra le novelle che tra articoli giornalistici. Il consiglio severo ma diretto fu “Tu dovresti fare lo scrittore, non il giornalista!”.
Questa sentenza del Direttore fu il punto di svolta. Non avevo sbagliato strada (scrivere), solamente che il viaggio doveva svolgersi in un altro contesto.
Superato quel Master, decisi di creare un Blog tutto mio, che chiamai “Racconti Appassionati di calcio”. I primi racconti riportati nel libro furono scritti proprio in questo Blog.
Il mio impegno produsse effetti e mi permise di partecipare al Laboratorio “Il Piccolo Gruppo” di Michele Plastino, al quale sono molto legato.
Michele è un “signore di altri tempi”, con modi gentili, affabile, e con una vastissima cultura; è allo stesso tempo docente/consigliere/amico/talent scout giornalistico. Mi lega a lui un’importante amicizia e una profonda stima per la sua professionalità.
Chiesi a Michele se riuscisse a trovare il tempo di leggere i miei racconti, e lui li lesse e li apprezzò. Come si può leggere nella prefazione del mio libro, mi lega a Michele la storia del Mundial ’82, che per entrambi ha significato tantissimo.
Per lui una convinzione nata anche dalla promessa fatta a suo padre prima che morisse; mentre per me fu il primo evento sportivo mondiale che mi ha fatto innamorare di questo sport.
Michele, con il suo laboratorio, ma anche con il suo modo innovativo di fare televisione, mi ha insegnato (e non solo a me) e continua a insegnarmi tantissimo.
Da Sconcerti ho appreso che un giornalista o uno scrittore deve essere curioso e perciò deve ricercare, trovare delle conferme su quanto riporta, altrimenti si perde di credibilità: si bara! Non importa il tempo che ci vuole, deve esserci la certezza, l’attendibilità e qualcosa che avvicini quanto si scrive alla veridicità.
Non devi saper solo scrivere bene, ma devi suscitare nel lettore curiosità e pathos in quelle parole, che dopo tante cancellature, ripensamenti e rivisitazioni, ti impegni a scrivere.
Michele, invece, mi ha insegnato ad abbracciare con i miei racconti la cultura che una persona vuole esprimere a livello trasversale, come si può leggere nei miei racconti, che partono dalla storia o dalla musica per sfociare nella letteratura o nel cinema, dalla società alla situazione emozionale, come descrive la frase del docente di Scienze motorie di Josè Mourinho riportata come prima citazione del libro («chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio»).
In fondo, molto spesso, il calcio è solo un pretesto.
Grazie a mia moglie i racconti del Blog sono diventati un libro. Lei è stata colei che mi ha spinto e convinto a pubblicare. Le sarò per sempre grato per questa spinta “coraggiosa”.
La scelta degli argomenti è stata ‘egoistica’ e dettata da pura curiosità. Leggendo il libro troverete la favola dell’ASEC di Guillou, frutto di una lunga chiacchierata durante una lezione con il talent scout Maurizio Micheli, all’epoca nello staff di Bigon, scopritore di tanti talenti, tra i quali Hamsik.
Spinto dalla curiosità, ho narrato la nascita del calciomercato e quindi delle vicende legate a Raimondo Lanza di Trabia (‘l’uomo in frac’ di Domenico Modugno). Sempre per curiosità ho trattato la storia dell’invenzione della rete di John Alexander Brode, omologata tra il 1890 e il 1891. In onore ai tifosi perugini, ho scritto della triste storia di Renato Curi, sfruttando il parallelismo con le vicende del ciclista Bitossi.
Il momento di maggior produzione di racconti è stato quello del Covid. Periodo che mi diede lo spunto di scrivere l’esperienza delle mascherine allo stadio negli Stati Uniti durante “l’influenza spagnola”.
In onore al mio anno di nascita e alle mie origini, ho scritto quanto avvenuto nella stagione 1969/1970 durante la quale il Cagliari vinse lo scudetto. Il Cagliari di Manlio Scopigno, di Gigi Riva e di Pierluigi Cera, arretrato da centrocampista a libero, anticipando di un decennio una mossa tattica riproposta da Liedholm.
Ho scritto della tragedia della Chapecoense di fine novembre 2016, e ho deciso di dedicare due racconti ad un Gary Lineker inedito: la forza di Lineker, dove parlo del Lineker uomo e del Lineker calciatore “il Figlio preferito di Leicester”.
Un regalo ai tifosi genoani è quello dedicato a Fabrizio De Andrè.
Una favola felice è invece quella del Marine, che nel dicembre del 2020 in FA Cup giocò i sedicesimi di finale della Coppa affrontando la corazzata Tottenham.
Durante il periodo del Covid ci lasciarono, purtroppo, numerosi campioni. Scrissi all’epoca un racconto su Maradona, cercando di scrivere qualcosa di inedito, prendendo in prestito “il Giulio Cesare” di Shakespeare ed in particolare l’orazione funebre di Marco Antonio, per descriverne più i pregi calcistici che i peccati di uomo. E poi Pablito. Paolo Rossi, il Mundial del 1982, Vermicino, Pertini, Moro, Bearzot, Italia-Brasile.
La romanzesca storia dei fratelli Adolf e Rudolf Dassler, che con la loro rivalità diedero vita alla creazione di due marchi illustri dell’abbigliamento sportivo mondiale Adidas e Puma.
“È stato il gioco” è il racconto che ha ripercorso la vita di Johan Cruijff, per me il più grande calciatore di tutti i tempi.
Partendo da una curiosità nasce il racconto l’origine della maglia, mentre Jerry Maguire è una finestra aperta nel mondo controverso dei procuratori.
Decisi di dedicare due articoli alla storica promozione del Castel di Sangro in Serie B e al suo Mister Osvaldo Jaconi: Il paradosso del Calabrone, Qualcosa al di sopra delle circostanze.
La superbia inglese e la finale degli Europei 2020, disputati nel 2021, Italia- Inghilterra con il confronto Mancini e Southgate è al centro del racconto “Quel che resta del giorno”.
“Un uomo nella nebbia” narra la storia di Vittorio Pozzo oramai vecchio, abbandonato dal calcio, che il 4 maggio 1949 si recò per riconoscere le salme dei suoi calciatori deceduti dopo la tragedia di Superga.
Ancora Vittorio Pozzo, nel racconto “L’uomo che inconsapevolmente cambiò il nostro calcio”, che tratta della sua vita di giornalista, allenatore, calciatore e Dirigente Pirelli.
“Quella maledetta pallina da squash” è la storia di Marco Negri, costretto ad attaccare gli scarpini al chiodo a seguito di una partita di squash con il compagno Porrini a metà degli anni ’90.
In Maracanazo descrivo la tragica finale del mondiale in Brasile del 1950, quando Ghiggia e Schiaffino sconfissero la nazionale di casa rendendosi complici di una tragedia nazionale con 90 morti accertati.
L’origine del nome Mister deriva da William Garbutt, all’arrivo al Genoa nel 1912, il quale passò il testimone a Helenio Herrera che chiese di essere chiamato così e non allenatore.
Da un’altra mia curiosità nasce Whistle (fischietto), racconto che parla dell’introduzione della figura dell’arbitro e in precedenza degli Umpire attorno al 1870.
Nella quinta del Buitre ho raccontato di un quintetto di giovani ragazzi che per 5 anni fecero vincere trofei internazionali e 5 liga consecutive al Real Madrid: Butrageno, Sanchis, Vasquez, Michel e Pardeza.
Infine, in “Mas que nada” ho cercato di delineare l’immagine del Brasile e della cultura brasiliana partendo da una delle sue canzoni più famose, del calcio in Brasile e di colui che ne è stato l’immagine Pelè, anch’esso recentemente scomparso.
L’Autore
Fabrizio Cossu è nato a Roma nel 1969. Laureato in Matematica, lavora da oltre 25 anni nel mondo IT come Project Manager e Service Manager. Ha svolto e svolge da oltre 35 anni l’attività di formatore e trainer in vari contesti aziendali, scolastici, ricreativi. Appassionato di storia, di cinema oltre che di sport, ed in particolare di calcio, ha approfondito il suo interesse verso gli aspetti psico-antropologici e pedagogici. La sua passione per la lettura lo ha condotto all’esperienza della scrittura per il web. Ha partecipato e superato brillantemente un master sul giornalismo sportivo organizzato da Corriere dello Sport diretto da Mario Sconcerti e ha partecipato al “piccolo gruppo” laboratorio per il giornalismo sportivo tv e radiofonico di Michele Plastino.
È felicemente sposato.
Racconti appassionati di calcio è il suo libro di esordio.