Rai, c’è una lista di opinionisti graditi alla Meloni

Silente ma inesorabile, starebbe procedendo la “campagna per la Rai” di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, che era stata esclusa dall’ultimo giro di poltrone per la TV di Stato, tanto da non avere alcun rappresentante del Consiglio d’Amministrazione, è decisa a raggiungere le leve di comando dell’Azienda, perché la voce del suo partito e del governo che presiede sia diffusa in maniera chiara, ampia e, naturalmente, favorevole.

La strategia punta soprattutto a portare al settimo piano di viale Mazzini uno o due uomini di fiducia della Premier: Giampaolo Rossi, ex consigliere d’amministrazione Rai, e Roberto Sergio, direttore di Radio Rai, sono in corsa per un posto da direttore generale e amministratore delegato. Ma sulla strada verso il comando c’è l’attuale ad Carlo Fuortes, che non sembra intenzionato a uscire dall’Azienda senza un’adeguata contropartita.

Nel frattempo però, qualcosa si muove, come ha dimostrato la nomina a direttore del Tg2 di Nicola Rao,  uomo vicino a Fratelli d’Italia e votato in CdA dai consiglieri di centrodestra con il sostegno di Fuortes e della presidente Soldi.

Un direttore, tuttavia, non è ancora abbastanza per la leader politica, che si sente sotto-rappresentata in TV e per questo avrebbe stilato una lista di giornalisti e opinionisti “graditi” per la partecipazione a programmi e talk show. Dell’elenco ha dato conto il quotidiano La Stampa, secondo il quale tra i volti “amici” ci sarebbero Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, i giornalisti Laura Tecce, Antonio Rapisarda e Marco Antonellis, l’ex direttore del Tg2 Mauro Mazza, il direttore del quotidiano Il Tempo Davide Vecchi, ma anche esponenti del mondo della cultura come Edoardo Sylos Labini, attore e presidente dell’Associazione Cultura e Identità, Francesco Giubilei, consigliere del ministro della Cultura, Guerino Nuccio Bovalino, sociologo, Marco Gervasoni, professore e polemista su La Voce del patriota e il professore di filosofia Benedetto Ippolito.

Un’altra lista, invece, non è ancora stata riempita: è quella della Commissione parlamentare di Vigilanza, che a due mesi abbondanti dalle elezioni non è stata nominata. Veti incrociati interni ed esterni alla maggioranza ne bloccherebbero la formazione: Italia Viva e Movimento 5 Stelle ne reclamano la presidenza ma prima va sciolto il nodo dell’amministratore delegato.

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