L’ultimo passaggio che manca per chiudere il primo tempo della partita sulle nomine Rai è l’approvazione della commissione parlamentare di Vigilanza della nomina di Soldi. L’ex manager di ‘Discovery’ deve, infatti, incassare il voto dei due terzi dei componenti della commissione di Vigilanza e non è detto che arrivino i 27 sì necessari (su 40), quantomeno al primo turno, come già fu per Marcello Foa, nell’agosto del 2018.
Le perplessità di Lega e Forza Italia sul nome della futura presidente sono state placate dall’elezione di De Biasio e Agnes, sostenuti dall’asse del cosiddetto centrodestra di governo. Gli unici veri voti contrari a Soldi – viene fatto notare da fonti parlamentari di centrosinistra – potrebbero arrivare solo dai due componenti di Fratelli d’Italia in Vigilanza. Al momento, dunque, Soldi potrebbe contare, almeno sulla carta, su 23 voti, ovvero quelli di Pd, M5s, Leu, Iv e Misto. Ma da soli non bastano: per avere il via libera deve aggiudicarsi anche alcuni sì di Lega e Forza Italia.
FdI protesta per l’esclusione dal cda, chiedendo un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente della Camera, Roberto Fico, e addirittura presentando una interrogazione alla commissione europea, a nome del gruppo dei Conservatori a Strasburgo, Ecr, di cui Giorgia Meloni ha la presidenza.
La televisione di Stato è pagata con i soldi di tutti gli italiani”, protesta la presidente di FdI. “Oggi si stima che il 20% di quegli italiani voti per Fratelli d’Italia e Fratelli d’Italia non ha alcuna presenza o rappresentanza né nel cda della Rai né alla presidenza della commissione di vigilanza Rai che di prassi spetta all’opposizione. Quando si picconano pezzi fondamentali della tenuta delle nostre istituzioni democratiche diventano precedenti. Quel precedente oggi lo paga Fratelli d’Italia e domani lo può pagare qualcun altro: l’unico partito di opposizione non viene rappresentato per la prima volta nella storia d’Italia e io credo che questo sia un problema di tutti, non solo di Fratelli d’Italia”.
”Nella storia repubblicana non ci sono precedenti: mai, prima d’ora, era successo che l’opposizione venisse totalmente estromessa dalla Rai. Un fatto «grave» e «intollerabile», ha avvertito FdI, che sull’elezione del Cda ha convocato una conferenza stampa per denunciare i rischi per la democrazia, più che la sua messa al bando dagli organismi di controllo e vigilanza in quanto tale. «Non siamo preoccupati per le poltrone, ma per la democrazia», ha chiarito il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, parlando del rischio di «derive totalitarie», perché «se non c’è pluralismo dell’informazione, difficilmente ci può essere democrazia: è tutto monopolizzato da maggioranza e governo».
“Mi dispiace che questa cosa sia accaduta nel silenzio generale. Mi dispiace che le massime cariche istituzionali, a partire dal presidente Mattarella, non abbiano ritenuto di intervenire per impedire che un vulnus del genere si creasse e continuo a porre il problema di una nazione che sta violando regole fondamentali”. “Fratelli d’Italia non è a caccia di poltrone, ma intende tutelare fino in fondo il pluralismo dell’informazione e la democrazia”, tiene a precisare il questore della Camera e coordinatore della direzione nazionale di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli. “Sarebbe opportuno, a questo punto, l’intervento del presidente della Camera Roberto Fico che, anche da ex presidente della commissione di Vigilanza Rai, ha sempre gridato contro l’occupazione della Rai da parte dei partiti”.
Non c’è solo il caso del Cda Rai. Ci sono anche la Vigilanza, il Csm, la Corte costituzionale, le presidenze delle Commissioni bicamerali e delle Giunte. Tutte situazioni in cui la rappresentanza dell’opposizione è garantita dalla prassi parlamentare, in quanto garanzia di democrazia. Che l’andazzo fosse questo, del resto, si era capito dalla battaglia che FdI ha dovuto condurre per ottenere la presidenza del Copasir, nonostante la sua destinazione all’opposizione sia codificata da una legge. Per questo ora, FdI mette sul piatto la necessità di varare uno Statuto dell’opposizione, chiamando in causa «le massime autorità italiane», a partire dai presidenti delle Camera. «Non si può sopportare – ha avvertito Rampelli – l’idea di un regime di arbitro, gestito da chi governa e dalla sua maggioranza».
Ignazio La Russa, si è appellato a Mattarella e Draghi per un’azione di moral suasion: si potrebbe arrivare alle dimissioni dell’attuale presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, esponente azzurro e quindi di maggioranza. In questo modo, l’opposizione potrebbe svolgere il suo ruolo di controllo per lo meno in sede parlamentare.
La Russa, sottolinea che ciò che maggiormente preoccupa del caso è che «entra nel vivo dei rapporti delle coalizioni e del voto degli italiani». «Se qualcuno vuole far saltare il centrodestra lo dica, non si usino mezzucci», ha avvertito, ribadendo come FdI resti ancoratissimo all’unità della coalizione, ha lanciato un’esortazione agli alleati: «Riparino il maltolto e ci facciano capire con comportamenti univoci che l’obiettivo è quello di chiedere il prima possibile agli italiani chi deve governare e non di creare prosecuzioni di governi non benedetti dal voto popolare o figli di accordi post elettorali».
Intanto l’assemblea degli azionisti Rai (Mef per il 99,56% e Siae per il restante 0,44%) ha approvato il bilancio consuntivo 2020 del Gruppo Rai che si è chiuso con un risultato netto consolidato in pareggio. Nel corso della stessa seduta è stato nominato il nuovo Consiglio di amministrazione, composto da Simona Agnes, Francesca Bria, Igor De Biasio e Alessandro Di Majo, tutti di nomina parlamentare, da Carlo Fuortes e Marinella Soldi, di nomina governativa, e da Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti Rai. L’assemblea ha quindi indicato Fuortes per la posizione di amministratore delegato del Gruppo di viale Mazzini.