Regge l’accordo tra M5S, Lega e Fi. Marcello Foa ha ricevuto l’ok dalla commissione di Vigilanza sulla Rai alla nomina a presidente della tv pubblica. Il quorum, dopo la bocciatura avvenuta in estate, è stato raggiunto grazie al ‘patto di Arcore’ siglato nei giorni scorsi tra Matteo Salvini e Silvio BerIusconi. Esulta la maggioranza giallo verde. “Anche in Rai tornerà la meritocrazia! Sembrava impossibile, ma siamo già sulla buona strada”, scrive in un tweet il vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. “Siamo assolutamente soddisfatti. L’obiettivo è stato raggiunto, la convergenza è stata trovata e Foa è il nuovo presidente della Rai”, dice Massimiliano Capitanio, segretario della Lega in Vigilanza Rai. Di tutt’altro tono le opposizioni che scendono sul piede di guerra ed attaccano la nomina di Foa. Per il Pd si tratta di un “atto illegittimo di rottura istituzionale per la Rai, trattata come merce di scambio su tavolo di Arcore per patto di potere tra Salvini, Berlusconi e Di Maio”. Per Roberto Giachetti “il voto di oggi su Foa sancisce per Forza Italia, in una sola mossa, l’ingresso nella maggioranza, la definitiva subalternità a Salvini e la complicità politica con il M5S”. Ma il Pd non ha partecipato al voto: avrebbe potuto votare contro e marcare la propria distanza dal patto di Arcore.
Foa: sarò garante del pluralismo. Rispetto per Mattarella. “Non ho mai militato in un partito – ha detto Marcello Foa, nella sua audizione in commissione di Vigilanza -, né prese tessere, né cercato appoggi politici per fare carriera. Sono stato sempre coerente con me stesso, cercando di fare con umiltà il mio mestiere in base agli insegnamenti dei maestri, da Montanelli e Cervi”. E rimarca la sua distanza dalla politica. “Il mandato che ho ricevuto dal governo – ha sottolineato – non è politico, ma professionale” e si rifà “al mio percorso professionale, e io intendo onorarlo in nome dei valori del giornalismo”. “Sono abituato a discerne tra le opinioni personali e i doveri legati al mio ruolo di garante del pluralismo, principio cui mi ispirerò nei prossimi tre anni qualora la Commissione dovesse esprimere un parere favorevole sul mio incarico”. E poi si sofferma sul presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, additato da Foa come tiepido nel difendere gli interessi dell’Italia.
“Non è mai stata intenzione – ha detto in un passaggio – offendere o mancare di rispetto al Presidente Mattarella: non è nel mio costume, raramente attacco e manco di rispetto, men che meno nei confronti della massima carica dello Stato, per il sentimento di stima nei suoi confronti, per il rispetto per il suo ruolo di servitore dello Stato e per la sua storia, che ha visto il sacrificio supremo di un membro della sua famiglia. Non è mai stata né sarà mai mia intenzione mancare di rispetto al Presidente”.