Via libera dell’Aula del Senato all’art.2 del ddl di riforma della Rai, con le nuove regole per la governance della tv pubblica. I voti favorevoli sono stati 149, 69 i contrari. L’Aula del Senato ha approvato l’art.6 del ddl di riforma della Rai con le disposizioni transitorie, chiudendo le votazioni su tutti gli articoli. Il via libera è arrivato su un emendamento interamente sostitutivo del testo, depositato dal governo, che contiene la norma che assegna al prossimo direttore generale, che sarà nominato con legge Gasparri, i poteri che la riforma attribuisce all’amministratore delegato dal momento dell’approvazione definitiva del ddl. Renzi invocava il superamento della legge Gasparri: ‘La Rai non è il posto dove i singoli partiti vanno e mettono i loro personaggi, ma un pezzo dell’identità culturale ed educativa del Paese e non può essere disciplinata da una legge che si chiama Gasparri’ mentre, oggi, il cambio dei vertici del servizio pubblico radiotelevisivo dovrà avvenire ancora una volta seguendo i dettami della legge che porta il nome dell’ex ministro delle Comunicazioni con una nuova lottizzazione. Gasparri, in un tweet ha ironizzato sulla scelta dell’esecutivo: ‘Bravo Matteo, hai cambiato verso’. L’incidente arriva all’indomani della decisione di andare al rinnovo del cda con legge Gasparri, che Palazzo Chigi ha tentato fino all’ultimo di scongiurare. Oggi dalle 9.30 sono previste le dichiarazioni di voto e il voto finale sul testo. La riforma della Rai avrà con ogni probabilità il via libera del Senato oggi, ma sarà una vittoria a metà per il governo, battuto ieri su uno dei punti chiave del disegno di legge, la delega all’esecutivo sulla riforma del canone, che è stata soppressa, con il sì di 19 senatori della minoranza Dem e dei verdiniani, che non hanno garantito il loro sostegno alla maggioranza. La Commissione di Vigilanza ha deciso di votare già martedì per l’elezione di sette dei nove membri del cda di competenza della bicamerale con un’accelerazione che ha scatenato lo protesta di M5S. L’accusa è che ci sia un accordo tra Pd e Forza Italia non solo per arrivare alla spartizione dei consiglieri, ma anche per blindare la maggioranza dei due terzi necessaria per il presidente. Anche la minoranza Dem non nasconde le proprie perplessità sulle modalità con cui si è arrivati al rinnovo per il cda, ma nel Pd è soprattutto lo stop di ieri a Palazzo Madama a pesare. Se Lorenzo Guerini minimizza, sostenendo che ‘è fisiologico andare sotto su qualche emendamento e che se necessario si correggerà alla Camera’, dall’altra Matteo Orfini avverte che se il dissenso diventa consuetudine si finisce con ‘smontare il partito’. Per Forza Italia quello del Senato non è solo un incidente. ‘Verdiniani o non verdiniani la maggioranza non c’è più. Good morning Vietnam-Senato’, scrive su twitter Renato Brunetta. La riforma della Rai di Renzi è carta straccia come lo è lo stesso presidente del Consiglio, attacca il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico (M5S) che rimprovera al governo di aver ‘paralizzato le commissioni imponendo di attendere il suo disegno di legge, quando sia alla Camera sia al Senato tutte le forze politiche avevano già depositato delle proposte’. Secondo Fico, il vero obiettivo dell’esecutivo è uno solo: ‘Spartire e occupare il territorio Rai’. Lottizzare, in una sola parola. Parole arrivate a Palazzo Madama mentre crescevano i timori della maggioranza su un possibile ulteriore stop, questa volta sull’art.2 del ddl, quello centrale con le nuove regole sulla governance, poi scemati in serata dopo la decisione della minoranza Dem di non forzare la mano sul’introduzione del sistema duale. Dalla prossima settimana i giochi si sposteranno tra Palazzo San Macuto e Palazzo Chigi. Il premier dovrebbe indicare nei prossimi giorni il nome del dg e del presidente. Non è escluso un tandem tutto al femminile. Per la guida aziendale circolano i nomi di Marinella Soldi di Discovery e Tinni Andreatta, attuale direttore della fiction della tv pubblica, ma sarebbero in corsa anche uomini di prodotto come Andrea Scrosati di Sky o Andrea Castellari di Viacom. Per la presidenza si fa il nome di Luisa Todini, che potrebbe piacere a Forza Italia, anche se la loro prima scelta è Antonio Pilati, ma pare più probabile che si opti per un volto noto della Rai, probabilmente un ex, come ad esempio Giovanni Minoli, o un profilo istituzionale che possa svolgere un ruolo di garanzia. Quanto ai consiglieri, la maggioranza dovrebbe averne quattro, due il centrodestra. Circolano, tra gli altri, i nomi di Antonio Campo Dall’Orto, Ferruccio De Bortoli, Marcello Sorgi, Bianca Berlinguer. Anche M5S avrà un proprio rappresentante e la figura in pole position è quello di Carlo Freccero. Intanto Paolo Virzì con i 100Autori chiede alla riforma di puntare sull’innovazione e sul talento. Intanto, da Viale Mazzini, arrivano le prese di posizione di Fnsi e Usigrai, il sindacato interno della tv pubblica. ‘È ufficiale: ‘Il governo ha avviato le procedure per la nomina del Cda secondo le norme della legge Gasparri. Ancora una volta, dunque, le mani dei partiti e del governo si allungano sulla Rai. Siamo alla farsa perfetta. Altro che restituire la Rai ai cittadini, a questo governo, in perfetta continuità con i precedenti, interessa solo mettere le mani sulle poltrone di Viale Mazzini’.
Roberto Cristiano