Rai: Salini ad, Marcello Foa presidente

Il ministro del Tesoro Tria ha proposto al cdm il nominativo di Fabrizio Salini come ad Rai e Marcello Foa come consigliere di amministrazione. Quest’ultimo sarà votato dalla commissione di Vigilanza per la carica di presidente dell’azienda radiotelevisiva.

Si conclude così, con un nome a sorpresa, il lungo braccio di ferro. La giornata decisiva inizia con Matteo Salvini che, a Radio24, nega d’aver mai parlato di direttori dei tg Rai in incontri più o meno notturni con il premier Giuseppe Conte. La smentita è d’obbligo, anche perché la nomina dei direttori spetta all’amministratore delegato: ‘Sono tutte balle. Stiamo scegliendo le persone migliori, c’è una società di cacciatori di teste che ha valutato e certificato, faremo di tutto per valorizzare le risorse interne senza andare a prendere qualche Messia altrove’,  dichiara il leader leghista. E poi, di fatto, anticipa la fumata bianca: ‘Siamo arrivati alla fine, stiamo scegliendo le figure migliori’.

Si completa così, con le nomine governative, il consiglio d’amministrazione della Rai. Ne fanno parte, oltre ai neonominati presidente e ad, i quattro consiglieri eletti dal Parlamento che sono Igor De Biasio, espresso dalla Lega, Rita Borioni, indicata dal Pd, Beatrice Coletti, candidata da M5S dopo essere stata la più votata sulla piattaforma Rousseau, Gianpaolo Rossi, designato da Forza Italia. Il settimo consigliere, per la prima volta votato dai dipendenti Rai, è il tecnico di produzione Riccardo Laganà, 43 anni, fondatore di IndigneRai.

Oggi alle 16 l’assemblea dei soci Rai per la ratifica della nomina del nuovo cda. Mercoledì 1 agosto alle 8.30 la commissione parlamentare di Vigilanza che dovrà esprimere il suo parere vincolante a maggioranza di due terzi sul nuovo presidente Rai. In numeri servono 26 voti, ma Lega e M5S ne hanno ‘solo’ 21, da qui l’esigenza di ottenere i consensi di Forza Italia o del Pd.

‘Oggi diamo il via a una rivoluzione culturale,  ci liberiamo dei raccomandati e dei parassiti, nella Rai’, afferma il vicepremier Luigi Di Maio, al termine del Consiglio dei ministri, presenta ai cronisti la scelta dei nomi da parte del governo sui vertici Rai, Marcello Foa, Presidente e Fabrizio Salini Ad.
‘Nessuna nomina di garanzia: Salvini e Di Maio vanno contro la legge e militarizzano la Rai con una spartizione senza precedenti. Tria e Conte non pervenuti. Il Pd voterà contro e farà battaglia dura con tutti i mezzi disponibili per difendere l’indipendenza dell’informazione’,  scrive su facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai: ‘Foa è un fedelissimo di Salvini  mentre Salini è stato l’ad de La7 nel momento in cui la tv di Cairo si è trasformata in un lungo talk show filo M5s contro Renzi e il Pd. Vogliono asservire il servizio pubblico alla loro lottizzazione selvaggia’.

Il ruolo di Pd e Forza Italia non è soltanto virtuale, poiché il voto di almeno uno dei due gruppi sarà determinante in commissione di Vigilanza, deputata a ratificare la nomina e dove serve la maggioranza. È per questa ragione, dunque, che il nome dell’Annunziata al vertice della Rai, ad ora, non può essere escluso. Desta un pizzico di perplessità il fatto che il nome della Annunziata possa essere appoggiato da Forza Italia: si ricordano, infatti, i ‘burrascosi’ trascorsi con Silvio Berlusconi.

Le nomine ‘fondamentali’ spettano ‘formalmente’ al cda e la pedina chiave è  quella del Tg1. Quella nomina dovrebbe arrivare in un secondo tempo. Spetterebbe formalmente al cda, e sono quindi comprensibili e giustificate le proteste del Pd che denuncia con Anzaldi lo strappo.

Salvini insiste per affidare alla Lega il Tg regionale e l’ammiraglia dell’informazione, postazione per la quale ripete un nome solo: quello di Mario Giordano, l’ex direttore del Tg4 defenestrato perché ‘populista’. È possibile che alla fine il Carroccio ‘ripieghi’ su Gennaro Sangiuliano, oggi vicedirettore, anche lui in quota Lega ma gradito anche a Conte e soprattutto già interno, il che gli garantirebbe vita più facile in una redazione difficile come quella del Tg di Raiuno. Ma per ora il capo leghista punta i piedi su Giordano.

Il M5s reclama  lo stesso posto, impugnando la regola da sempre tassativa che lo assegna al partito di maggioranza relativa. Anche in questo caso il candidato è unico: Peter Gomez, oggi direttore del ‘Fatto online’.

 

 

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