Rai. Un Regio Decreto del 1938 per far pagare alle imprese un canone speciale per la Tv

I conti in rosso della Rai obbligano la Radiotelevisione italiana a rispolverare un Regio Decreto del 1938 per fare cassa. La Tv di Stato ha riesumato, dopo ben 74 anni di letargo, un abbonamento speciale che obbliga il pagamento del canone a tutti gli imprenditori che abbiano un qualsiasi dispositivo (computer e similari) atto a ricevere un segnale tv. Un ‘nuovo’ balzello che dovrebbe portare nei forzieri di Mamma Rai 980 milioni l’anno.  I nuovi strumenti tecnologici che finirebbero in questo ‘calderone’ sono tantissimi: pc inclusi i monitor, videofonini, videoregistratori, Ipad e sistemi di videosorveglianza. Insomma ogni ritrovato tecnologico che può, sulla carta, ricevere il segnale video della televisione di Stato. Ma la R.ETE. Imprese Italia (Casartigiani, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti) non ci stà e protesta contro l’introduzione di questo abbonamento speciale. Secondo gli imprenditori “quella del canone speciale Rai è una richiesta assurda perché vengono ‘tassati’ strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai. Tanto più se si considera che il Governo spinge proprio sull’informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione. In questo momento di gravi difficoltà per i nostri imprenditori, di tutto abbiamo bisogno tranne che di un altro onere così pesante e ingiustificato”. E chiedono al governo e al Parlamento di intervenire per esonerare le aziende dal pagamento del canone tv. In una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Monti e al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, R.ETE. Imprese Italia sollecita l’esclusione da qualsiasi obbligo di corrispondere il canone in relazione al possesso di apparecchi che fungono da strumenti di lavoro per le aziende, quali computer, telefoni cellulari e strumenti similari. I costi per le ‘partite iva’ sarebbero ingenti. Insomma, dicono ad alta voce, “basta avere un computer per essere costretti a pagare una somma che, a seconda della tipologia di impresa, va da un minimo di 200 euro fino a 6.000 euro l’anno”. R.ETE. Imprese Italia ha calcolato che quasi 5 milioni di aziende italiane dovranno sborsare 980 milioni di euro. Naturalmente chi non paga è soggetto a pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza.

 

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