Rai, volta pagina con le nomine di Roberto Sergio e Giampaolo Rossi

La Rai volta pagina, con ottime basi di crescita e sviluppo. “Congratulazioni e auguri di buon lavoro a Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, rispettivamente nominati amministratore delegato e direttore generale della Rai. Due professionalità di altissimo profilo che rappresenteranno per il servizio pubblico radiotelevisivo una garanzia di qualità: sia per il settore dell’informazione sia per quello dell’intrattenimento”, ha dichiarato nell’immediatezza dell’ufficialità della nomina il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Sergio e Rossi, professionisti collaudati, “siamo sicuri che sapranno garantire ai cittadini il migliore dei servizi possibile per quanto riguarda l’informazione e l’intrattenimento. A nome dei deputati di Fratelli d’Italia rivolgo a Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, i migliori auguri di buon lavoro”. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti.

Rai, Rampelli: “Si apre finalmente una nuova era”

“Con Roberto Sergio e Giampaolo Rossi si apre finalmente una nuova era per la più grande azienda culturale italiana. La Rai concepita come servizio pubblico che dia spazio al pluralismo delle idee, ai nuovi talenti; che garantisca le professionalità e le maestranze. Una Rai che parli italiano e agli italiani. Tutti”, dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. Plaude al profilo professionale e cultura dei neonominati Maurizio Gasparri: “Si tratta – ha sottolineato – di due professionisti seri, che conoscono bene l’azienda. E che sapranno dare il giusto apporto per far sì che la Rai mantenga un alto standard qualitativo in un settore che ha visto moltiplicarsi l’offerta e di conseguenza la concorrenza”. “La Rai – ha precisato – rappresenta la storia dell’Italia e deve continuare ad esserne lo specchio; rispettando le varie sensibilità e garantendo quel pluralismo che troppo spesso, anche in tempi recenti, non è stato garantito a sufficienza. La loro presenza sarà, in questo, una garanzia per tutti. Buon lavoro a loro”.

La sinistra tenta di  fare quadrato attorno ai conduttori schieratissimi che usano il servizio pubblico per la loro propaganda. “La Rai non ha bisogno di nuove occupazioni da partiti e governo”. Ovvio: finché l’occupazione la fanno le truppe progressiste va benissimo, se invece la destra si azzarda a chiedere pluralismo significa che ha in mente bavagli e olio di ricino.

“Conduttori militanti che si contrappongono agli intervistati come se fossero antagonisti politici e sermoni in prima serata a contrastare senza contraddittorio opinioni e temi di primo piano del dibattito politico. I casi Annunziata e Littizzetto – recita una nota di Pluralismo e Libertà – sono solo gli ultimi in ordine di tempo, restituiscono un’immagine della Rai non all’altezza di un Servizio Pubblico rispettoso del confronto democratico, pluralista, libero. Chi oggi urla all’occupazione della Rai lo fa perché da anni detiene, incontrastato, il totale controllo del Servizio Pubblico Radiotelevisivo che dovrebbe invece essere rappresentativo di tutti gli italiani, non propaggine di un solo partito”.

Cito, a caso, il conduttore televisivo Fabio Fazio alla Rai e il suo passaggio a Discovery. C’è chi si lamenta dell’epurazione, che sarebbe stata effettuata in maniera chirurgica dal governo Meloni, e c’è chi parla di una libera scelta di Fazio, che andrà a percepire un lauto compenso nel nuovo canale televisivo. In pochi, però, hanno analizzato in profondità gli anni di permanenza in Rai di uno degli artisti più pagati dalla televisione di Stato. Lo ha fatto il Codacons che si è preoccupato di capire quanto siano costate le sue trasmissioni.

“Per le tasche dei cittadini italiani che finanziano la Rai attraverso il canone – hanno spiegato i vertici del Codacons – l’addio di Fabio Fazio è sicuramente una buona notizia”. L’associazione a tutela dei consumatori ha fatto i “i conti” su quanto il conduttore e la sua casa di produzione siano costati agli utenti negli ultimi anni. “Il contratto che legava Fabio Fazio alla Rai è sempre stato coperto dal massimo riserbo – hanno aggiunto – anche a causa delle somme esorbitanti riconosciute dall’azienda al conduttore che, secondo le indiscrezioni e le cifre circolate, avrebbe ricevuto per anni un doppio compenso al punto che la trasmissione ‘Che tempo che fa’ potrebbe aver raggiunto in cinque anni il costo record di 100 milioni di euro”.

Il Codacons, proprio per vederci chiaro, ha presentato non molto tempo fa un esposto alla Corte dei Conti, nel quale ha elencato una serie di criticità su cui non sono mai state fornite spiegazioni. “Fazio – hanno evidenziato i rappresentanti dell’associazione di categoria – avrebbe percepito 2,2 milioni di euro all’anno a titolo di cachet personale e 10,6 milioni di euro tra costi di produzione e diritti sul format ‘Che tempo che fa’ pagati dalla Rai alla società ‘Officina Srl’, di cui Fazio era proprietario al 50%”. In più, ci sarebbero i costi di rete, scenografia e redazione, per altri 2,8 milioni di euro, e infine 2,6 milioni di euro per costumi, trucco, riprese interne e collegamenti esterni che avrebbero portato la spesa totale per la trasmissione a 18,3 milioni di euro all’anno”.

Carlo Rienzi, presidente di Codacons, si è soffermato infine sull’aspetto politico delle trasmissioni di Fazio. “Per anni – ha dichiarato – il conduttore ha dettato legge in Rai, imponendo le due condizioni alla rete e conducendo una trasmissione faziosa e di parte, dove si dava spazio solo agli ospiti graditi a Fazio, con presenze fisse controverse e contestate, contrarie ai principi del servizio pubblico, come quella del virologo Roberto Burioni”. Rienzi conclude: “Ma sono proprio i costi eccessivi di ‘Che tempo che fa’ e i maxi-compensi riconosciuti negli anni a Fazio a rendere una buona notizia l’addio del conduttore alla Rai, che potrà ora utilizzare meglio le risorse raccolte presso i cittadini attraverso il canone”.

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