Ramadan a Pioltello: polemica politica che ha diviso il Paese

Pioltello è un comune di poco più di 36mila abitanti situato nell’hinterland milanese, giunge alla notorietà per la decisione del preside di chiudere una scuola per un giorno,  il 10 aprile. Motivo? Per quella data si chiude il Ramadam e poiché l’istituto ha il 40 per cento dei suoi alunni di religione islamica, si è pensato bene di venire incontro ai desideri di quei ragazzi. Il preside non è stato il solo a pronunciarsi per quella vacanza: l’intero consiglio si è detto d’accordo e non ha avuto dubbi su quanto era stato concordato. Così il preside, Alessandro Fanfani, ha potuto informare soprattutto i genitori italiani di quegli studenti che le lezioni avrebbero avuto uno stop di 24 ore. La notizia è finita sulle prime pagine di tutti i giornali, ma è nata una polemica politica che ha diviso destra e sinistra. Al preside sono arrivati insulti, minacce e per questo motivo non ha più voluto commentare il suo proposito.

Il 40 per cento dei ragazzi della scuola “Iqbal Masik” è di religione islamica. Primo interrogativo: perché quel nome? Iqbal è stato un giovanissimo operaio pakistano diventato un simbolo della lotta contro il lavoro infantile. Nulla a che dire,  ma perché intitolargli una scuola italiana? Non ci sono nel nostro Paese personaggi che possono avere l’onore di essere ricordati? Secondo interrogativo: il preside, prima di prendere questa decisione, ha parlato con i rappresentanti di quelle famiglie italiane che rappresentano il 60 per cento degli studenti, cioè la maggioranza? Riteniamo di no, visto il clamore che ha suscitato la notizia.

“Ho parlato con il ministro Valditara, che ho incontrato per puro caso in aereo. Mi ha spiegato che le norme prevedono che non spetti alla scuola fissare nuove vacanze. La scuola può modificare leggermente il calendario per motivi didattici, non fissando nuove regole, se no ci sarebbe la festa degli indù, di questi, di quelli. Mi ha detto che questa norma è pacifica, credo che abbia ragione”, afferma il presidente del Senato Ignazio La Russa commenta la scelta del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, di avviare una verifica sul caso della scuola Iqbal Masih di Pioltello (Milano), il cui Consiglio d’istituto ha deliberato un giorno di vacanza per gli alunni il 10 aprile, in occasione della festa di fine Ramadan (il mese sacro islamico del digiuno e della preghiera). La decisione, presa nel rispetto dell’autonomia scolastica (che consente alle strutture di fissare tre giornate discrezionali di sospensione didattica) ha già innescato reazioni scandalizzate da parte di esponenti di primo piano della maggioranza di governo, dal vicepremier Matteo Salvini al capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri. Nella notte tra lunedì e martedì, inoltre a Pioltello è apparso uno striscione – subito rimosso dalle forze dell’ordine – con scritto “Scuola italiana mai musulmana, vietato chiudere!”.

A difendere la scuola e il suo preside, Alessandro Fanfoni, è invece il mondo progressista politico e sindacale: “La scuola non ha voluto introdurre nessuna festività aggiuntiva, ma ha scelto giustamente di tenere conto di un contesto che vede il 50% degli alunni di origine non italiana”, nota la leader della Flc Cgil Gianna Fracassi. Dal Pd interviene la responsabile Partecipazione Marwa Mahmoud: “Vorrei esprimere piena solidarietà al dirigente scolastico che ha deciso, con grande coraggio, di chiudere la scuola il giorno di festa di fine Ramadan. Una scelta di civiltà e di inclusione, una decisione legittima, presa nell’interesse della comunità scolastica. Preoccupano le parole del ministro Valditara che dimostra scarso rispetto dell’autonomia scolastica e poca sensibilità nei confronti di una comunità educante plurale e inclusiva”. Per Elisabetta Piccolotti di Sinistra Italiana, “se insiste a continuare su questa strada Valditara sarà ricordato solamente come il ministro della discriminazione: da una parte”, ricorda, il ministro “progetta classi di soli stranieri, dall’altra perde il controllo se qualcuno gli fa notare che si può venire incontro anche alle esigenze degli altri”.

Ramadan, prof musulmano scrive a Valditara.

Inviata da Hassan Samid:

‘Gentile Ministro Valditara, sono uno dei tantissimi insegnanti precari della scuola italiana, ma tra i pochissimi ad essere di fede musulmana. Da molti anni sono attivo nel dialogo interreligioso e sono tutt’ora presidente di una associazione culturale islamica.

Eppure non ho mai smesso e mai smetterò di difendere, anche pubblicamente, il crocifisso nelle aule, i presepi a Natale e ogni simbolo religioso che rappresenti la cultura religiosa storica nella quale si riconosce una grande maggioranza dei cittadini di questo Paese.

D’altro canto però, la realtà della scuola italiana ci mette di fronte alle classi di oggi che non sono altro che un anticipo della società di domani. In molti istituti gli studenti musulmani sono maggioranza, in tantissimi altri rappresentano una fetta notevole di chi siede tra i banchi. Mi permetto di parlare a nome di questi bambini, ragazzini e ragazzi: ci farebbe molto piacere ricevere anche solo un gesto, seppur simbolico, di considerazione da parte Sua verso la religione islamica, specie in occasione del mese sacro del Ramadan. Gli ultimi eventi di cronaca riguardanti la decisione di un Dirigente scolastico di dichiarare festa l’ultimo giorno di Ramadan potevano essere un’occasione, che Lei evidentemente non ha voluto cogliere.

Non abbiamo mai chiesto la rimozione di simboli religiosi dalle aule ne protestato per una recita natalizia, così come nelle mense scolastiche spesso rinunciamo a far valere il nostro diritto ad alimenti alternativi. Eppure abbiamo sempre la sensazione di essere considerati quasi una minaccia o un disturbo e usati per vergognose propagande politiche. Io invece ne approfitto per ricordarLe che continuerò a difendere i crocifissi, i presepi, le recite: in nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso’.

L’autonomia scolastica lo consente, affermano i sindacati: le scuole possono adattare il calendario scolastico a specifiche esigenze ambientali. Non la pensa così, invece, una parte del governo e delle principali cariche dello Stato, a partire dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che avverte che nel caso di festività la decisione spetta allo Stato o alle Regioni. Con lui si schierano i ministri, da Santanché a Salvini, e il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Dall’Unione delle comunità islamiche in Italia al Centro culturale della Moschea fino al Coreis – Comunità religiosa islamica italiana – i rappresentanti dei fedeli nel Belpaese chiedono al Presidente della repubblica “rispetto e protezione”.

Il pericoloso concetto della «maggioranza numerica» applicato alla scuola di Pioltello rimane una scelta che ovviamente ha diviso il paese in due tra chi pensa che sia l’ennesima concessione fatta agli stranieri (e quindi un segno di debolezza) e chi invece parla di intelligente segnale di apertura e distensione.

Silvia Sardone, eurodeputato della Lega che per prima ha denunciato l’iniziativa dell’istituto di Pioltello, in questi giorni ha visto intensificarsi il numero di minacce di morte, e non solo, per la sua lotta contro l’islamizzazione del Paese.

“Ti stupro”, “ti spacco la faccia”, “ti metto il velo a pugni in testa”, “troia cristiana di merda”, “muori cogliona del cazzo”. E ancora “non ti hanno ancora tagliato la lingua?”, “Noi vi conquisteremo, preparati a mettere il velo”, “Noi vi sottometteremo”, si legge in alcuni dei tanti messaggi che stanno arrivando all’esponente leghista a Bruxellex. Sardone è impegnata da anni nel combattere il processo di islamizzazione crescente dell’Europa, mettendo in evidenza tutte le storture di una politica che agevola una narrazione pro-islamica e contro-cristiana. E il risultato sono minacce concrete al punto tale che le è stata affidata una scorta. “Non ne parlo per fare la vittima, perché francamente non è nel mio carattere ma per ribadire, una volta di più, quanto sia assurdo che in Italia, e non in paesi islamici, una donna, libera, non possa esprimere opinioni motivate sul velo islamico, sul processo di islamizzazione”, ha spiegato l’europarlamentare.

“Posso dire no a una scuola chiusa per il Ramadan, alle continue promozioni in chiave positiva del velo islamico e alla diffusione delle moschee abusive in cui non si sa cosa si predica? Perché tutti dobbiamo accettare in silenzio un futuro che ci allinea all’islamizzazione crescente che vediamo in Europa”, si chiede Sardone, che prova a fermare una deriva già prospettata in tempi non sospetti da Oriana Fallaci. “Io e la Lega continueremo con forza a denunciate questi preoccupanti segnali, difendendo la nostra identità e le nostre tradizioni a testa alta”, ha concluso, nonostante le continue minacce ricevute dal mondo islamico.

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