Il rapporto di quest’anno analizza in profondita’ l’impatto dell’emergenza Covid 19 sul tessuto sociale ed economico dell’Italia. Pone in evidenza i punti di criticita’ ma anche di forza che il Paese ha fatto registrare in questo momento difficile. E si focalizza altresi’ sulle conseguenze della pandemia su questioni cruciali per l’agenda nazionale ed internazionale di medio e lungo termine, quali l’ambiente, l’istruzione e gli andamenti demografici.
L’epidemia ha colpito maggiormente le persone più vulnerabili, acuendo al contempo le significative disuguaglianze che affliggono il nostro Paese, come testimoniano i differenziali sociali riscontrabili nell’eccesso di mortalità causato dal Covid-19. L’incremento di mortalità ha penalizzato di più la popolazione meno istruita: il rapporto standardizzato di mortalità – che misura l’eccesso di morte dei meno istruiti rispetto ai più istruiti – è intorno a 1,3 per gli uomini e a 1,2 per le donne. Lo svantaggio è più ampio tra i 65-79enni residenti nelle aree con alta diffusione dell’epidemia, sia per gli uomini (1,28 a marzo 2019, 1,58 a marzo 2020) sia per le donne (da 1,19 a 1,68). E’ quanto si legge nel Rapporto annuale Istat 2020.
Rispetto alla qualità del lavoro aumentano le diseguaglianze a svantaggio delle donne, dei giovani e dei lavoratori del Mezzogiorno.Con maggiore frequenza si tratta di lavoratori a tempo determinato e a tempo parziale, specie involontario, che occupano posizioni lavorative ad alto rischio di marginalità e di perdita del lavoro.
Le imprese rimaste attive nel corso della serrata appartengono soprattutto a comparti che trasmettono gli impulsi su scala estesa, ma lentamente. Il ritorno ai livelli pre-crisi potrebbe richiedere tempi piuttosto lunghi anche alla luce delle stime sugli effetti inter-settoriali delle misure di lockdown introdotte in Italia e all’estero.
I dati ambientali sul consumo di materia e le emissioni rivelano performance relativamente positive per il nostro paese, ma dovute prevalentemente all’andamento sfavorevole dell’attivita’ economica e insufficienti rispetto agli obiettivi europei finalizzati al contrasto dei cambiamenti climatici.
Sulla permanente bassa fecondita’ italiana e’ atteso un peggioramento a causa degli effetti del Covid-19. Stando al rapporto, emerge poi una marcata discrepanza tra tassi di fecondita’ desiderati ed effettivi che puo’ rappresentare una chiave per disegnare politiche orientate alla rimozione degli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del desiderio di avere figli, ancora elevato nel paese.