Meno smog, ma più cemento. Sebbene il tasso di inquinamento atmosferico stia scendendo a livelli accettabili, diminuiscono invece nel Belpaese gli spazi verdi. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano’ dell’Ispra, secondo cui le città italiane continuano a soffrire di “cementificazione”. Se calano i PM10, non si arresta invece il consumo di suolo attorno alle grandi aree urbane del Paese, che ogni giorno perdono ben 5 ettari di aree libere e verdi. Secondo il rapporto, nelle 60 aree urbane oggetto di studio, tra il 2000 e il 2010, le polveri sottili sono calate del 37%, anche a causa del calo delle attività industriali e della recessione degli ultimi anni. Ciononostante, in tutte le città considerate tranne Livorno, nel 2011, le concentrazioni medie di pm10 sono state superiori al valore soglia consigliato dall’Oms e in sei centri abitati del bacino padano, i valori hanno superato la soglia annuale prevista dalla normativa. La maglia nera per l’inquinamento va a Roma, seguita poi da Roma Taranto, Milano, Napoli e Torino, a causa della grande circolazione di auto e mezzi di trasporto su gomma. La capitale, inoltre, è l’unica per la quale non è stato registrato un calo delle nuove immatricolazioni. Ma a destare preoccupazione per gli esperti è il boom di nuove costruzioni a Napoli e Milano, che hanno consumato negli anni oltre il 60% del territorio. Torino e Pescara il 50% e via via tutte le altre. In totale le città italiane hanno consumato 220 mila ettari di territorio, 35mila solo a Roma; Messina, Venezia e Cagliari sono le città con le quote più alte di territorio protetto, mentre Trento è la città che può vantare la superficie maggiore di aree a parco pubblico.
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