Aveva contraffatto le schede delle slot machine per aumentare i propri ricavi, alimentando nei giocatori l’illusione di vincite più consistenti. Protagonista dell’illecito è un’azienda del ravennate specializzata nella produzione e vendita di software per videogiochi che è finita nel mirino della Guardia di finanza e successivamente controllata dall’Agenzia delle Entrate di Ravenna. Nello specifico, l’accertamento fiscale ha calcolato in 21 milioni di euro l’importo (tra maggiori imposte, interessi e sanzioni) che l’azienda dovrà versare al fisco, come confermato anche dalla Commissione Tributaria di Ravenna. In concreto, la ditta è accusata di aver prodotto e commercializzato schede che consentivano vincite fino a 600 euro, a dispetto di un limite di legge che fissa in 50 euro la vincita massima. Secondo i giudici, le vincite erano programmate in modo tale che ”l’abilità del giocatore non svolga alcun ruolo, perché è la sola aleatorietà che la fa da padrona, trasformando i giochi in questione in veri e propri giochi di azzardo”. Dagli accertamenti è emerso, dunque, che nei tre anni oggetto di indagine il reddito accertato, al netto quindi dei costi non riconosciuti, è pari a 56,8 milioni di euro, contro i 24,6 milioni di euro dichiarati.
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