L’Opera italiana è un bene da salvare. Il segnale d’allarme viene da Riccardo Muti, che forte della sua più che quarantennale esperienza nei maggiori teatri del mondo, ha deciso di scendere in campo creando una Italian Opera Academy per direttori d’orchestra e per maestri collaboratori. È stato lo stesso Muti a parlare dell’iniziativa durante la presentazione di Ravenna Festival 2015. Come sempre la rassegna vola alto. E nelle sue fasi conclusive prevede appunto la masterclass di Muti, che coinciderà con la preparazione del “Falstaff” di Verdi, in programma dal 23 al 26 luglio. Dal giorno 9 le prove saranno aperte agli allievi, che poi parteciperanno a un concerto finale il 27. Muti non vuole essere più chiamato Maestro. “Accendi la tv e scopri una caterva di maestri”, osserva. Ma maestri di quale arte o artigianato, non si sa. E soprattutto “non c’è nessuna esperienza di che cosa sia il mondo dell’opera italiana, considerata come una forma di intrattenimento”. Muti vuole trasmettere la sua esperienza ai direttori delle nuove generazioni. Lo fa con “Falstaff”, che è certo molto difficile, ma anche adattissimo per studiare quella “verticalità”, tipica di Verdi come di Mozart, che nell’opera italiana c’è tra parole, note, accordi, modulazioni: tutte, dice il direttore, devono respirare lo stesso profumo. Diffusa inizialmente solo sul web, la notizia dell’Accademia ha subito suscitato grande interesse in tutto il mondo. Le domande sono già centinaia. “Ci sarà una selezione, per gli allievi effettivi che per gli uditori basandosi sull’esame dei titoli e anche su colloqui”.
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