A oggi a ricevere il Reddito di Cittadinanza sono circa 4 milioni di persone, quasi tutti italiani. Indipendentemente dalla crescita del Pil o dei posti di lavoro, si è osservata una dinamica svincolata dai parametri economici di base e sempre crescente: sempre più numerosi insomma coloro che richiedono, e ottengono, il sussidio. Se il trend rimarrà questo anche in futuro, nel 2022 si stima che la misura, bandiera del Movimento Cinque Stelle, rischi di aggiungere una zavorra pari a 3 miliardi e mezzo di euro sul bilancio dello stato italiano.
“La protezione dei più deboli resta importante, ma vanno rivisti alcuni profili”, sono state le parole del ministro del Lavoro del Pd, Andrea Orlando. Il membro del governo sarebbe infatti convinto che il sussidio non vada sostituito, ma migliorato invece sì. Nel governo trovano tuttavia rappresentanza posizioni ben più scettiche: “È beffardo usare i soldi di chi ha lavorato duramente per una misura simile”, ha detto ad esempio il ministro dello Sviluppo Economico della Lega, Giancarlo Giorgetti.
Il dibattito politico, in realtà mai sopito del tutto, ha ripreso quota dopo la pubblicazione di alcuni numeri, riguardanti il Reddito di Cittadinanza, da parte dell’Istat. L’istituto di statistica ha sottolineato come i nuclei percettori del reddito di cittadinanza siano saliti da 1,1 milioni del 2019 a 1,58 milioni di famiglie del 2020. In termini assoluti si tratta di 2,7 milioni di persone nel 2019 contro i 3,73 milioni dell’anno della pandemia. Nel 2021 l’economia è prevista in crescita del 6%.
Al contrario, nei primi sei mesi del 2021 sono 1,67 milioni le famiglie che hanno ricevuto almeno un mese di reddito di cittadinanza, per un aumento del 5,7% sull’anno della pandemia. Un’analisi quantitativa del sussidio non è più incoraggiante, a percepire l’aiuto statale infatti sono sempre più spesso i single e sempre di meno le famiglie numerose.
“In primo luogo, dobbiamo rendere il reddito più efficace nel contrasto alla povertà”, ha detto Orlando, individuando il primo di alcuni aspetti del sussidio sui quali sarebbe necessario lavorare. Ci sarebbe poi “una questione da risolvere relativa alle famiglie numerose”, per le quali l’assegno è, in proporzione ai single, meno generoso. Si guarda poi alle politiche attive del lavoro, che si punta a rendere più efficienti.
Il ministro ha poi parlato della “congruità”. Oggi i percettori possono rifiutare un’offerta di lavoro senza che l’assegno sia messo in discussione di conseguenza: questo invece succede dopo 3 no da parte del ricevente. Ecco, nei piani di Orlando, fermo restando una profonda attenzione affinché i parametri della congruità restino effettivi, si potrebbe arrivare a una stretta anche sulla soglia dei 3 rifiuti.