Confindustria spinge, Gentiloni e Gualtieri pure. Di Maio, invece, frena. Risultato? Dopo mesi di dibattiti e tensioni, il Mes continua a essere un rebus la cui soluzione sembra ancora lontana.
Questa è tutto fuorchè una cosa buona visto che con la pandemia che galoppa la parola d’ordine dovrebbe essere chiarezza. Per il momento, però, la strategia è quella di non alzare troppo i toni, lasciando la polemica defilata, per quanto possibile. Ma la bomba a orologeria è pronta ad esplodere.
Tra gli sponsor del Mes, fin dalla prima ora, senza dubbio il Commissario all’Economia Paolo Gentiloni che in tutte le interviste e uscite pubbliche non ha risparmiato elogi allo strumento: “Non farei automatismi perché possono apparire semplicistici. Ma è certo che del Mes, L’Italia ne trarrebbe vantaggio”, ha ribadito pochi giorni fa.
In pressing anche il Ministro dell’Economia Gualtieri pur senza nascondere che “sul MES ci sono delle posizioni diverse, con partiti favorevoli e altri contrari. Penso che però se queste risorse divenissero indispensabili andrebbero prese“, ha spiegato il titolare del Tesoro.
Decisamente più cauto Luigi Di Maio che se da un lato usa toni certamente più morbidi rispetto a qualche tempo fa lasciando margini di trattativa dall’altro continua a ribadire una posizione di contrarietà.
“Finora in ogni tv e talk show avete sentito dire che il no del MoVimento 5 Stelle al Mes è puramente ideologico. In fondo perché rinunciare a 37 miliardi di euro per la sanità senza condizioni? Detta così in effetti sarebbe incomprensibile”, ha scritto pochi giorni fa in un lungo post su facebook, citando proprio il Titolare del Tesoro.
Scrive Di Maio: “I risparmi – ha detto Gualtieri – non sono i 37 miliardi aggiuntivi ma sono i risparmi di interessi (come anche noi spieghiamo da tempo) ed equivalgono a 300 milioni di euro. Da 37 miliardi a 300 milioni di euro c’è una bella differenza. Con questo non voglio alimentare alcuna polemica. Credo che il dovere di chi rappresenta le istituzioni sia muoversi in base agli interessi del Paese e non di partito”.
È però giusto e corretto dire ai cittadini le cose come stanno, scrive il Ministro degli Esteri. “È giusto e corretto dire che i 37 miliardi del Mes non sono una borsa piena di soldi che ci stanno regalando per costruire nuovi ospedali o nuove terapie intensive. È giusto e corretto dire, infatti, che il Mes (come qualsiasi altro fondo di prestito) servirebbe a finanziare spese già in bilancio. E’ giusto e corretto dire che oggi i nostri titoli di Stato sono più convenienti per finanziarci così come stiamo già facendo. Perché correre ulteriori rischi per soli 300 milioni? È giusto e corretto dire che nessun Paese Ue finora ha fatto ricorso al MES e che facendolo l’Italia lancerebbe un segnale negativo e di difficoltà ai mercati finanziari”.
Poi una frase sibillina che non chiude del tutto la porta ma lascia spazio ad uno spiraglio. “È giusto e corretto, infine, che ognuno avanzi le proprie valutazioni e che le difenda. Il confronto è il sale della democrazia. Il governo sta dando tutto se stesso per uscire da questa crisi pandemica ed economica. La maggioranza che lo sostiene è solida e forte e il mio auspicio è che si lavori sui temi, indipendentemente dagli schieramenti di parte, per dare la migliore risposta ai bisogni degli italiani”, conclude Di Maio.