Recensione di Barbara Lalle su ‘Calendar girl’ in scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 15 aprile

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la recensione di Barbara Lalle sullo spettacolo ‘Calendars girls’ in scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 15 aprile.

 

Con le quattro recite di ‘Calendar girls’, il Teatro Brancaccio di Roma prosegue la sua programmazione portando a casa un bel tutto esaurito, il 12 Aprile, per la prima della pièce tratta dall’omonimo film del 2003 diretto da Nigel Cole, commedia di successo da cui sono zampillati numerosi adattamenti teatrali.

Ma bisogna fare un passo indietro. Prima di essere un testo, un film, e uno spettacolo teatrale, ‘Calendar Girl’ è una storia vera, non è tratto da una storia vera. E’ proprio una storia vera. Di quelle che ci ricordano che la realtà supera la fantasia e che l’unione fa la forza. Quella delle donne, appunto.

In Inghilterra è da sempre molto sviluppato l’associazionismo. Women’s Institute è proprio una di quelle realtà che animano il tempo libero femminile. Siamo nello Yorkshire negli anni ’90. Un gruppo di amiche over 50 si incontrano spesso ammazzando la noia, anzi provando ad ammazzarla, in combriccola, tra conferenze, composte di prugne, gare di torte e prove canore. Fino a che la morte per leucemia del marito di una delle componenti, uomo dallo spirito leggero e ironico, amante dei fiori e della collina del loro paese, scatena in loro una voglia di mettersi in gioco e raccogliere soldi per comprare un divano nuovo al posto di quello sgangherato con le molle smollate della sala d’attesa dell’ospedale locale. In barba al pudore e al sopravvalutato senso dell’opportuno, produrranno un calendario sexy, di quelli che decorano molte officine di meccanici e gommisti. Davanti all’obbiettivo ci sono proprio loro, le signore, nude in posa, che giocano con oggetti di scena e situazioni  legate alle loro attività di vita quotidiana. La raccogliere fondi, quell’anno, fu un successo e non solo comprarono un celebrativo divano, ma ampliarono l’ospedale stesso grazie al milione di sterline raccolto.

Cristina Pezzoli firma la regia della trasposizione teatrale, in un atto unico, di questa spassosa e toccante vicenda. I toni a confronto del film sono più surreali, grotteschi. Nel film la narrazione risulta più naturalistica, ma questo è una necessità registica evidente, ma non disdicevole. La malattia di John è lo start. Il uso incedere, metronomo del tempo. Un tempo scandito dalle stagioni, dalle fioriture e dalle semine dei girasoli, fiori preferiti da quel che dopo poco sarà il compianto. Le scenografie sono semplici, fatte da fondali che salgono, scendono e si sovrappongono; ricordano le sagrestie delle chiese con trifore di vetrate artistiche che cambiano colore. Dalla collina spirituale si sale e si scende, si va a fare tai-chi in delle comiche sessioni guidate dalla protagonista, Chris, interpretata dalla bravissima Angela Finocchiaro. E’ lei quella che avrà l’idea del calendario, l’organizzatrice, l’anima del gruppo. La Finocchiaro ci rimanda alla perfezione l’immagine di una donna sopra le righe, vitale, egocentrica e piena di qualità che per sua poca costanza e volontà, ha sciupato nella vita. Crish trascina le sue amiche in un’impresa a dir poco anticonvenzionale, riesce a convincerle, così come la Finocchiaro e tutto il cast trascinano gli spettatori in un giro di piccoli momenti di non trascurabile commozione e risate.

A convincere sono anche gli altri attori di Calendar Girl: Marco Brinzi, Titino Carrara, Noemi Parroni, Elsa Bossi, Ariella Reggio, Carlina Torta, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro, Laura Curino. Con un bel accordo fra scrittura del testo, costumi caratterizzanti e loro capacità attoriale, i personaggi che non sono pochi e sono quasi tutti femminili come del resto il pubblico in sala, risultano ben delineati; non ci si confonde mai pur stando nelle file in fondo.

Sono molti in scena, senza nessun ausilio multimediale a puntellare il cast, poca scenografia di Rinaldo Rinaldi, ma quella che serviva, e pochi azzeccati costumi di Nanà Checchi, un pianoforte in scena e musica blues mista a quella oratoriale. Le musiche originali sono di Riccardo Tiesi. Loro, le calendar girl, sono lo spettacolo e con l’ottimo ritmo delle battute tengono due ore il pubblico. Spettacolo per tutti, la nudità si percepisce lievemente e può essere visto anche da un pubblico non per forza adulto. Non bambini piccoli, ma preadolescenti, sì. Applausi corposi per tutti e anche per la Presidente dell’AIL, Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e meloma, ONLUS che ha come mission quella di migliorare la qualità di vita del malati e delle lto famiglie. Invitata a salire sul palco, porta la sua adesione al progetto teatrale e ringrazia per le donazioni  ricevute dalla produzione italiana ha scelto di sostenere AIL attraverso una replica speciale che si è tenuto a Milano l’11 novembre scorso e il cui incasso è stato interamente devoluto all’Associazione per il progetto Case alloggio AIL. II ogni tappa del tour sarà, inoltre, possibile sostenere AIL attraverso l’acquisto di gadget dedicati a allo spettacolo. Grazie all’acquisto di questi prodotti l’associazione potrà apportare migliorie alle Case alloggio che ospitano i pazienti che risiedono lontano dal proprio Centro di cura.

Barbara Lalle

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