Recensione di Roberto Staglianò su ‘Frame’ spettacolo in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 4 marzo

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la recensione di Roberto Staglianò su ‘Frame’ spettacolo in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 4 marzo. 

 

La ragazza con il lungo vestito rosso entra in scena ancora prima che si accendano i riflettori. E’ una figura che prende forma emergendo dal nulla, una sagoma che aderisce alla parete e comincia a graffiare, con le sue unghie, sulla superficie. ‘Frame’, opera teatrale di Alessandro Serra, allestito e prodotto dal Teatro Koreja di Lecce, in scena al Teatro Vascello di Roma fino al 4 marzo è un allestimento ambizioso e intrepido al tempo stesso, ispirato all’artista statunitense Edward Hopper che ha avuto una grande influenza sul grande cinema.

‘Quando guardo un quadro di Hopper, immagino subito dove lui abbia piazzato la cinepresa’,  dichiarò il regista Alfred Hitchcock che al pittore si ispira per ricreare il celebre hotel di “Psyco” come anche per  ‘La finestra sul cortile’, film del 1954.

Anche  il regista italiano Michelangelo Antonioni si è ispirato all’opera di Hopper per creare l’immagine e l’atmosfera in due sue opere famose: ‘Il grido’ e ‘L’eclisse’. La dilatazione dell’attesa, l’ansia e la sospensione del tempo sono una rielaborazione artistica abbastanza precisa ed eloquente. Grandi estimatori di Hopper sono stati anche Wim Wenders e David Lynch.

I dipinti di Hopper fanno pensare a cieli immobili, personaggi distanti, assenti perché impegnati o smarriti in non luoghi come strade, case. Appartamenti che possono diventare quinte di teatro o set cinematografici. Nella soffocante ripetizione della vita quotidiana si estingue così la passione, sino agli spasmi della fine preceduti dall’alternarsi impetuoso di luci, spazi e ombre, poco prima del buio.

 

‘Frame’ significa fotogramma, l’opera di Alessandro Serra è costituita da singole immagini espressive immerse in un silenzio di solitudine. Il clown di Soir Blue, che potrebbe essere l’alter-ego di Hopper, tiene insieme e conduce i personaggi intrappolati nello spazio-tela, luogo senza posto, luogo di rarefatta attesa. Non c’è interazione tra lui e i personaggi e questo trasmette il senso di incomunicabilità che si respira.

Francesco Cortese, Riccardo Lanzarone, Maria Rosaria Ponzetta, Emanuele Pisicchio e Giuseppe Semeraro sono i cinque personaggi che escono e rientrano dalla tela nella quale sono intrappolati. Ripetono ossessivamente movimenti scenici, pose plastiche, azioni veloci, rallentate, mimate nella loro immutabile e frenetica solitudine. Serra ha collaborato ai movimenti di scena con la danzatrice e coreografa Chiara Michelini e ha curato, inoltre, le scene, i costumi e le luci. L’uso sapiente della luce è una nota di merito dello spettacolo. È una luce che staglia, che irrompe e definisce la scena. Trasforma in personaggi senza pensieri gli artisti della compagnia che in scena sono bravissimi: precisi nei loro movimenti dinamici e coordinati. Quella stessa luce rende gli spettatori osservatori silenziosi dello scorrere di una magia senza tempo e che inevitabilmente avranno bisogno di ulteriore tempo e ripensamenti per rielaborare l’esperienza di Frame e dare un senso a quello a cui si è  assistito

Roberto Staglianò

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