Record alle Molinette di Torino: raggiunti i tremila trapianti di fegato

Tremila trapianti di fegato alle Molinette. Un record targato Università di Torino che sbalordisce il mondo ed esalta le qualità della Città della Salute, dove si trova uno dei centri più avanzati del pianeta specializzato nelle operazioni che riguardano il l’organo epatico.

L’ultimo intervento, che ha fatto raggiungere la cifra simbolica, è stato effettuato dal reparto diretto dal dottor Mauro Salizzoni, su un paziente affetto da cirrosi, ultima operazione che suggella una lunga storia di successi, progressi, sperimentazioni e grandi passi in avanti per il centro all’avanguardia nel mondo che si pone ai primi posti in Europa anche per i dati sulla sopravvivenza.

Le Molinette di Torino è oggi nel gotha delle delicate operazioni, tra le migliori nel registro mondiale dei trapianti, al pari di eccellenze globali come Dallas, London Kings Collage e Cambridge.

Una storia di professionalità che affonda radici lontano nel tempo. Nel 1990 ci fu il primo trapianto di fegato su un uomo adulto e pochi anni più tardi si passò ai delicati interventi pediatrici. Negli anni le tecniche si sono affinate anche grazie alle esperienze dei medici del centro torinese che hanno potuto esultare per alcuni degli interventi di ultima generazione, come il complesso trapianto di una porzione di fegato da donatore vivente, tanti poi gli interventi su pazienti in condizioni di emergenza nazionale, sempre curati con profonda professionalità e incoraggianti risultati.

Tanti i casi affrontati. Patologie difficili, complesse a volte disperate che si possono risolvere soltanto con la sostituzione del fondamentale organo deputato alla sintesi delle proteine, del plasma e la rimozione di sostanze tossiche dal sangue. Senza il trapianto, persone affette da terribili malattie, come la cirrosi causata da infezioni virali o dall’abuso di alcool, hanno pochissimo margine di vita, a volte pochi giorni, nei casi più fortunati qualche mese. Tra i trapiantati la percentuale di sopravvivenza è sensibilmente alta: la sopravvivenza dei pazienti che hanno ricevuto un nuovo organo nel centro torinese a un anno tocca il 91%, l’81% a 5 anni e il 73 % a 10 anni. 73 pazienti su 100, a dieci anni di distanza dal delicato intervento continua a vivere, un ottimo traguardo che lascia ampi margini di miglioramento.

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