Buttata alle spalle l’estate si torna a guardare al Recovery e, soprattutto alle riforme, che costituiscono un elemento di credibilità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tre le riforme chiave: fisco, concorrenza, e Reddito di Cittadinanza. Tematiche piuttosto complesse che rischiano di riaccendere lo scontro all’interno di una maggioranza molto eterogenea, soprattutto in vista della tornata delle amministrative il 3 e 4 ottobre.
Con la “campagna d’autunno” l’esecutivo è chiamato a rispondere alle aspettative di Bruxelles dopo aver ricevuto la prima tranche da 25 miliardi dei fondi garantiti per il Recovery Plan. Tutto questo mentre il MEF sarà alle prese con la Nota di aggiornamento al Def (NaDef), che darà un’idea del margine di manovra del governo da ultimare entro il 20 ottobre.
Primo punto all’ordine del giorno la riforma fiscale, a cominciare dalla cancellazione dell’Irap, su cui sembra convergere la maggioranza, anche se le risorse per una riforma in grande stile sono ben poche. Minor condivisione su alcune proposte avanzate dai singoli partiti, come la flat tax caldeggiata dalla Lega e la dote ai diciottenni a spese dei più ricchi avanzata dal pd. A proposito di flat tax, l’idea potrebbe essere quella di un’uscita più graduale dal regime agevolato per gli autonomi con ricavi fino a 65.000 euro. Sul tavolo c’è anche la riforma della riscossione, su cui il MEF ha già inviato una dettagliata relazione al Parlamento.
Cruciale la nuova legge sulla concorrenza, che dovrà regolare il sistema di realizzazione e gestione delle infrastrutture strategiche e la rimozione di barriere all’entrata nei diversi mercati. Il cuore della legge saranno le semplificazioni e la disciplina delle gare per i servizi pubblici locali, compreso il trasporto. Energia, porti, rifiuti e sanità saranno i capitoli principali del provvedimento.
Ultimo ma non meno importante il rifinanziamento del Reddito di Cittadinanza. La misura sembra destinata ad un restyling più che ad una cancellazione, ma ci si aspetta un duro scontro tra M5S e Lega anche in considerazione della scadenza del triennio di Quota 100, che non verrà rinnovata.