Proseguono le trattative sul Recovery fund in vista del vertice del 17 luglio. La sensazione è che anche il prossimo Consiglio possa concludersi senza accordo. I paesi del Nord continuano a fare muro sulla proposta europea del Recovery fund. La richiesta è sempre la stessa. Il piano di aiuti deve essere composto da prestiti e non da sussidi a fondo perduto. Il concetto espresso dal premier olandese Rutte ai microfoni del ‘Corriere della Sera’ è stato ribadito anche dalla Svezia. Segnali non incoraggianti per l’Italia, che spera di chiudere la partita il prossimo 17 luglio senza fare passi indietro rispetto alla proposta presentata dalla von der Leyen.
Anche la Svezia contro il Recovery fund
‘Siamo a favore di misure congiunte nell’Ue per ricostruire le aree e i settori colpiti dalla crisi, tra l’altro perché ciò ci avvantaggia’, ha dichiarato il ministro svedese per gli Affari eurooei, Hans Dahlgren a Svenska Dagbladet: ‘Ma non vogliamo che tali aiuti siano concessi sotto forma di sussidi’. Una doccia fredda per l’Italia e per la Commissione europea, quasi rassegnata all’idea di dover affrontare un altro vertice non risolutivo.
E’ chiaro che se dal punto di vista di coloro che riceveranno gli aiuti è meglio che ti diano i soldi in mano e non un prestito ma il fondo sarà più efficace se si sa che c’e’ da restituirli.
I Paesi frugali, quelli contrari al Recovery fund proposto dalla Commissione europea, sembrano mossi da una sorta di scetticismo. Una mancanza di fiducia nei confronti del governo italiano – ma non solo.
Nonostante gli appelli della von der Leyen e di Angela Merkel, oltre che del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la sensazione è che i Paesi del Nord vogliano sfruttare il fattore tempo. Per essere effettivamente efficace il Recovery fund europeo dovrebbe essere approvato e quindi attivato in tempi brevi. Se così non fosse alcuni Paesi potrebbero rassegnarsi all’idea di dover sbloccare il Mes in attesa della fumata bianca sul Next Generation EU. Ma accedere ai fondi del Salva Stati significherebbe dare un vantaggio ai paesi contrari al Recovery fund. I Paesi del Nord inoltre raccolgono la sponda di quelli del gruppo di Visegrad, che chiedono correzioni al piano presentato dalla Presidente della Commissione europea. Insomma, il fattore tempo gioca contro l’Italia, impegnata in un’azione diplomatica impegnativa nel tentativo di sbloccare la situazione nel minor tempo possibile.