Il parlamento europeo vigilerà sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per verificare se sarà rispettato il Mezzogiorno nella distribuzione dei fondi. È la prima vittoria ottenuta dalla coalizione meridionalista formata da Osservatorio Sud, la rete di sindaci Recovery Sud e il M24A per l’equità territoriale.
A presentare la petizione, che ha già raccolto oltre 3500 firme, è stato Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti a nome dei 500 amministratori meridionali: “Chiediamo alle istituzioni europee di modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal Governo Italiano, favorendo un’equa suddivisione territoriale dei fondi. La scelta del Governo italiano di destinare al Sud il solo 40% teorico delle risorse del PNRR, rischia invece di creare i presupposti per un’ulteriore gravissima divaricazione. Ottanta miliardi di euro sembrano una cifra enorme. Non lo sono, se si considera quanto sia cronico e difficile da sradicare il nostro deficit di sviluppo”.
Il primo cittadino pugliese ha sottolineato come il meccanismo dei finanziamenti messi a bando rischia di avvantaggiare i più dotati Comuni del Nord: “Come può un Comune come Acquaviva delle Fonti, con 54 dipendenti, competere con Feltre che a parità di abitanti ne ha 125? Come può Andria, con 290 dipendenti, competere con Piacenza, che ne ha 630? Ecco il circolo vizioso in cui siamo intrappolati: più siamo poveri e meno abbiamo possibilità di uscire dalla nostra condizione”.
Ma gli amministratori non si sono affatto arresi: “Nessuno può accusarci di indolenza o incapacità nell’utilizzo delle risorse. Recovery Sud ha realizzato un Libro Bianco con tutte le proposte progettuali dei Comuni meridionali. Lo hanno scritto amministratori che si dannano perché non hanno ingegneri, sindaci o assessori che non potrebbero permettersi il lusso di fare pianificazione perché stanno negli hub vaccinali a dare una mano, o devono dare risposte agli agricoltori in ginocchio per la siccità. Avevamo chiesto 5000 giovani progettisti per i nostri Comuni, ne hanno messi a bando 2800 e si sta coprendo solo la metà dei posti. Così partiamo male. E noi non vogliamo che il Recovery in Italia sia un flop”.
Oltre che dagli italiani del gruppo Verdi-Ale Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato e Ignazio Corrao, la petizione è stata appoggiata da due rappresentanti dei più grossi gruppi parlamentari, i Socialisti e i Popolari. Per questi ultimi è intervenuto il tedesco Peter Jahr: “L’Unione europea esiste anche per migliorare le condizioni di vita sul piano sociale rendendole uguali per tutti. E’ necessario ricordare al governo italiano che i fondi devono essere distribuiti con questa filosofia, dobbiamo esortare la commissione perché verifichi cosa si fa con i fondi stanziati”.
La difesa dell’operato della commissione è toccata ad Angel Catalina Rubianes, della DG Recover: “Questo argomento non ci è nuovo. Abbiamo ricevuto numerose lettere da portatori d’interesse che chiedono più risorse per il Sud. Il regolamento prevede che le raccomandazioni specifiche per i Paesi siano rispettate e qui c’è una raccomandazione specifica per superare il divario infrastrutturale e per la coesione territoriale. Per il fondo di ripresa e resilienza l’unità di riferimento non sono però le regioni ma lo Stato membro. E molte misure, come la 3 e la 5, prevedono misure dedicate alle regioni del Sud. Inoltre ci sarà un accordo operativo che sarà negoziato con il governo italiano che fisserà ulteriori dettagli sulla portata geografica di alcune misure contenute nel piano. E sono in corso negoziati per l’accordo di partenariato e i programmi operativi politica di coesione 2021-2027: ci saranno risorse specifiche per le regioni del Sud”.