Nessun mistero. La villa da dieci milioni di euro dimenticata nella pubblicazione dei redditi del ministro della Giustizia, Paola Severino, esiste. Il Guardasigilli, in una lettera inviata al Fatto Quotidiano che ha denunciato l’amnesia del ministro, ha precisato che si è trattato solo “di una erronea interpretazione da parte del mio commercialista di un prestampato cortesemente fornitoci lo scorso 9 febbraio dalla presidenza del Consiglio”. L’errore sarebbe stato generato dal fatto che il modulo “pare riferirsi esclusivamente a partecipazioni in società di capitali” e non anche di immobili. Invece “la Sedibel ss, proprietaria dell’immobile di cui possiedo il 90% è un società semplice”, spiega il ministro. A riprova del fatto che la società è stata regolarmente registrata e che “nulla è stato celato né al fisco né alla collettività”, la Severino annuncia che pubblicherà sul sito del ministero “anche la copia del Modello Unico, con relativa certificazione di trasmissione telematico, che avevo provveduto a inviare all’Antitrust”. Il ministro della Giustizia ricorda che a pochi giorni dalla nomina ha “ceduto anche le azioni della Sedi Services Srl, seppure la legge non mi imponesse di farlo, esclusivamente per evitare strumentalizzazioni in merito alla mia precedente attività di avvocato, alla quale ho voluto dare un taglio netto, anche cancellandomi dall’Albo”. “Quanto alla mia asserita contrarietà alla pubblicazione dei redditi – aggiunge – è esattamente vero il contrario” e “potrà essere testimoniato da quanti hanno partecipato al Consiglio dei ministri”. Tanto che il Guardasigilli era pronta a pubblicare i suoi redditi già dal 14 febbraio ma sarebbe stata invitata a posticipare la pubblicazione su invito del sottosegretario Catricalà.
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