‘Il reddito di cittadinanza è una battaglia dei 5 stelle. Sarà nella manovra visto che al governo siamo in due’, assicura il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ai microfoni di Radio anch’io su Radio Uno: ‘Vogliamo rispettare gli impegni presi con gli italiani rimanendo nei vincoli imposti da altri. Ma se per mettere in sicurezza l’Italia dovessimo spendere un miliardo in più lo spenderemo. Cercheremo di fare tutto rispettando quello che ci è chiesto da fuori, anche se altri non lo rispettano’.
Entra infatti nel vivo la discussione sulla Legge di Bilancio 2019, con il governo che deve individuare le risorse necessarie per attuare alcuni dei provvedimenti indicati nel contratto, sottoscritto dai leader di Lega e Movimento 5 Stelle. Tra le misure che il Governo intende attuare c’è il reddito di cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà che si pone come un importante aiuto per tutte le famiglie che si trovano in difficoltà economica perché permetterà loro non solo di ricevere un contributo mensile economico ma anche di prendere parte a un progetto di reinserimento nel mondo del lavoro.
Per attuare questo progetto, al quale dovrebbero affiancarsi anche la flat tax e la riforma delle pensioni, l’esecutivo dovrà trovare le risorse senza mettere a rischio i conti pubblici.
Nel dettaglio, solamente per il reddito di cittadinanza si stima un investimento di 15 miliardi di euro, uno sforzo economico notevole e al momento insostenibile per le casse dello Stato. Ecco perché – come previsto dalla rivista ‘Economia e Politica’ – è molto probabile che il governo decida di procedere con una razionalizzazione delle spese sociali, previdenziali, assistenziali e di stimolo fiscali esistenti.
Secondo le previsioni della suddetta rivista le risorse necessarie per l’introduzione del reddito di cittadinanza verrebbero recuperate da alcuni dei principali interventi di politica sociale e stimolo della domanda aggregata, introdotti dal Governo di Centrosinistra nella scorsa legislatura. Ad esempio, poco meno di 1 miliardo di euro verrebbe recuperato dalla protezione temporanea dalla disoccupazione, ovvero dall’espansione per l’assicurazione e dall’assistenza per la disoccupazione (Naspi) e dalla Dis-Coll (che verrebbe cancellata). Altri 2,7 miliardi verrebbero recuperati dal reddito di inclusione, mentre altri 2 dal progetto Garanzia Giovani e dall’assegno individuale di ricollocazione. Infine i 9 miliardi mancanti potrebbero essere recuperati dagli sgravi fiscali per ceti medi che – per chi non lo sapesse – altro non è che il Bonus 80 euro, introdotto dall’ex premier Matteo Renzi.