Redditometro: scontri in maggioranza, Meloni dice ‘No al Grande fratello fiscale’

Il redditometro torna al centro dell’attenzione, per effetto della pubblicazione del decreto MEF in Gazzetta Ufficiale del 20 maggio 2024.

Si va verso una nuova stagione di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, chiamata a vagliare le posizioni fiscali più a rischio evasione sulla base del confronto tra i redditi dichiarati e le spese sostenute.

In caso di scostamenti rilevanti, scatta la procedura di accertamento sintetico, ossia la ricostruzione dei redditi del contribuente basata sui dati a disposizione del Fisco.

‘Il redditometro è sempre stato uno strumento residuale, utilizzato solo quando l’amministrazione finanziaria non ha alcun elemento per ricostruire il reddito di un contribuente, come nel caso degli evasori totali che non hanno presentato la dichiarazione, non hanno redditi, ma dimostrano di avere una significativa capacità di spesa’,  ha detto  il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante un evento pubblico di cui è stato relatore.

Quali sono i contribuenti che, quindi, rischiano di essere sottoposti alle verifiche anti-evasione? I criteri generali alla base del redditometro sono dettati dall’articolo 38 del DPR n. 600/1973; analizziamoli di seguito.

Il decreto MEF datato 7 maggio e approdato in Gazzetta Ufficiale negli scorsi giorni definisce il dettaglio delle nuove categorie di spese prese in esame dal Fisco nell’ambito del redditometro, ma le regole generali restano ancorate ai principi fissati dalla normativa di riferimento.

Il DPR n. 600/1973 detta, all’articolo 38, le procedure relative all’accertamento sintetico, lo strumento utilizzato nei confronti dei soggetti IRPEF per la ricostruzione dell’effettiva capacità di spesa del contribuente, confrontando un fatto noto, ossia le spese sostenute disponibili nelle banche dati del Fisco, rispetto a un fatto ignoto, ossia la presunzione di esistenza di redditi non dichiarati.

Questa la definizione fornita dalla stessa Agenzia delle Entrate, utile per chiarire cos’è in concreto il redditometro.

Chi rischia di essere sottoposto ai nuovi controlli anti-evasione, strutturati secondo le nuove regole dettate dal MEF?

Nell’articolo 38 del TUIR si legge che la determinazione sintetica del reddito complessivo, fondata sull’utilizzo del redditometro:

“è ammessa a condizione che il reddito complessivo accertabile ecceda di almeno un quinto quello dichiarato.”

Per capire quindi quali sono le persone fisiche IRPEF potenzialmente destinatarie dei controlli dell’Agenzia delle Entrate è possibile far riferimento alla circolare n. 24/E/2013, con la quale sono state fornite le regole operative successivamente all’introduzione nel redditometro ad opera dell’articolo 22 del decreto legge n. 78/2010.

Redditometro, controlli in caso di scostamenti superiori al 20 per cento del reddito dichiarato

L’applicazione del redditometro nell’ambito delle procedure di accertamento sintetico prevede una clausola di salvaguardia e, in sostanza, restano fuori dalle procedure di controllo gli scostamenti poco significativi.

La soglia è fissata al 20 per cento del dichiarato e quindi non saranno presi in esame gli scostamenti ritenuti poco significativi tra spese sostenute e redditi dichiarati.

Da evidenziare in ogni caso che il redditometro, alla luce delle modifiche apportate dal nuovo regolamento MEF del 7 maggio 2022, prenderà in esame un elenco variegato di spese, da quelle quotidiane a quelle legate ad esempio al tempo libero, ma anche agli investimenti o ancora al valore di contributi, tasse e imposte versate.

Nel paniere preso in esame dal Fisco trovano inoltre spazio le spese sostenute dal coniuge e dai familiari fiscalmente a carico.

Rischia di più chi presenta scostamenti di maggior valore tra stile di vita e redditi dichiarati

In assenza di indicazioni aggiornate da parte dell’Agenzia delle Entrate, riprendere quanto riportato nella circolare datata 2013 aiuta a definire anche il perimetro entro il quale potranno muoversi i nuovi controlli fiscali.

La soglia di tolleranza del 20 per cento è una di queste, ma non l’unica. L’avvio della procedura di accertamento sintetico sarà in ogni caso anticipata da “un’attenta attività di analisi che porta all’individuazione delle posizioni a maggior rischio di evasione.”

L’analisi del rischio prenderà in esame le posizioni più rilevanti sul fronte dello scostamento tra reddito dichiarato e reddito determinabile sinteticamente, considerando in primo luogo le informazioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.

Rischio inferiore in sostanza per i contribuenti che non presentano situazioni di particolare rilevanza e per i soggetti in situazione di marginalità economica. L’attività di selezione prende inoltre in esame il reddito complessivo dichiarato dalla famiglia, per evitare di far partire attività di controllo dettagliate nei confronti di contribuenti con livelli di reddito complessivamente coerente.

Tutele che, in ogni caso, non fanno venir meno il ruolo del redditometro, pronto ora a ripartire e a prendere in esame tutte quelle situazioni in cui si rilevano scostamenti importanti tra il tenore di vita effettivo e i redditi dichiarati al Fisco.

Nel giro di 48 ore, al termine di un faccia a faccia  col viceministro dell’Economia Maurizio Leo, Giorgia Meloni  ha imposto la marcia indietro con un colpo di scena: un secco video di circa 70 secondi, pubblicato alle 7 di sera a integrazione di un primo intervento social fatto la mattina. Una doppia presenza che testimonia più di tante parole quanto il caso fosse diventato urticante per la leader di Fdi, timorosa che la norma potesse tramutarsi in un boomerang a quasi due settimane dal voto. «Il nostro obiettivo è e rimane quello di contrastare la grande evasione e il fenomeno inaccettabile, ad esempio, di chi si finge nullatenente ma gira con il Suv, o va in vacanza con lo yacht, senza però per questo vessare con norme invasive le persone comuni», ha scandito Meloni annunciando la sospensione del provvedimento pubblicato appena lunedì (ma firmato il 7 maggio) sulla Gazzetta Ufficiale, in attesa di quelli che definisce «ulteriori approfondimenti». Ma alla Lega, che con Forza Italia aveva subito fatto scattare le proteste martedì, il rinvio non basta: «Non è sufficiente, è necessaria la completa abolizione», hanno affermato i 4 deputati della Lega che si erano affrettati a presentare un ordine del giorno, approvato, per il superamento del redditometro. Si è chiuso così un vero e proprio terremoto politico che ha scosso la maggioranza. Una «figuraccia», ha detto per il Pd il responsabile economico Antonio Misiani, chiedendo le dimissioni non solo di Leo ma anche del ministro Giancarlo Giorgetti, entrambi «platealmente smentiti» dalla premier.

Iv, con la senatrice Daniela Sbrollini, contesta la ricostruzione fatta: «Un governo incapace mente affermando che il redditometro fu voluto dal governo Renzi nel 2015. Falso. È una misura del 2010, governo Berlusconi. Nel 2015 Renzi tolse il parametro delle medie Istat che il governo Meloni voleva reintrodurre, Insomma, continue bugie».

Il paradosso è che ora servirà un nuovo decreto ministeriale, che dovrà firmare sempre Leo, per sospendere la nuova versione di uno strumento che, in ogni caso, è «sempre stato residuale», ha precisato nel frattempo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, spiegando che viene «utilizzato dall’amministrazione finanziaria quando non ha alcun elemento per ricostruire il reddito di un contribuente, come nel caso degli evasori totali che non hanno presentato la dichiarazione, non hanno redditi, ma dimostrano di avere una significativa capacità di spesa».

Quindi per ora si ferma tutto. Nelle more, fanno sapere dal governo, di una «revisione dell’istituto». Di cui si parlerà, con ogni probabilità, dopo le Europee.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni prende le distanze dal suo già molto discusso redditometro e decide di sospenderlo in attesa di ulteriori approfondimenti. A riferirlo è stata la stessa premier in un video pubblicato sul suo profilo Instagram nel quale ha anche sottolineato di non essere interessata a creare un “Grande Fratello fiscale“, ma anzi di avere l’intenzione di colpire i grandi evasori che si fingono nullatenenti.

Tutto rimandato, dunque, con la presidente del Consiglio che spera di ricompattare la sua maggioranza di governo dopo che l’avanzamento dell’ipotesi del redditometro l’aveva fortemente scossa.

Per il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, nonché vicepremier e ministro degli Esteri, “il redditometro non funziona: è uno strumento obsoleto e superato che piace alla sinistra e crea un sacco di contenziosi. Farò di tutto perché venga abolito. Al prossimo Consiglio dei ministri presenterò la proposta di abrogarlo. Ne parlerò con Leo e ne chiederò l’abolizione”. Nette erano state le parole anche dell’altro vicepremier e grande alleato di coalizione, Matteo Salvini, che ha parlato del redditometro come di uno strumento che ha una visione vetusta del rapporto tra contribuente e amministrazione, che spera che non torni: “Preferisco che vengano accertati i fatturati veri, non i presunti, la punizione della presunta ricchezza non è degna di una Paese civile”.

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