L’esito del referendum sulle trivelle è stato ufficializzato da pochi minuti, quando Matteo Renzi in una lunga dichiarazione a Palazzo Chigi prova a chiudere la partita su un voto che è apparso quasi come un regolamento di conti. E che ha dimostrato soprattutto una cosa: ‘La demagogia non paga’. E il premier, che non si intesta la vittoria ma la lascia ai lavoratori delle piattaforme marine, con i quali brinda idealmente, punta il dito contro l’esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso. Poi avverte che in politica bisogna saper perdere e ci sono vincitori e sconfitti. Il presidente del Consiglio si toglie molti sassolini dalla scarpa senza fare i nomi, anche se è evidente a chi intenda riferirsi e, in particolare, alla sinistra del Pd e al governatore della Puglia Michele Emiliano: ‘Gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare perché chi vota non perde mai. Massimo rispetto per chi va a votare. Ma gli sconfitti sono quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche. Che vogliono difendere il mare da qualche piattaforma e poi non si occupano neanche dei collettori per i depuratori. E’ il mio giudizio su un referendum che si poteva evitare e abbiamo cercato di evitarlo per non sprecare 300 milioni di euro ma si è tenuto per esigenze e la voglia di conta da parte di qualcuno’. Quindi, punta l’indice contro una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale e vivono su twitter e facebook. Ma l’Italia, ricorda, è molto più grande. Ricordiamo che Il referendum sulle trivelle non raggiunge il quorum con 50.675.406 elettori e con votanti 15.806.788, pari al 31,19%.
‘Sì’, con 13.334.764, pari al 85,84%.
‘No’, con 2.198.805. pari al 14,16%.
Schede bianche 104.420, pari allo 0,66%.
Schede nulle 168.138, pari all’ 1,06%.
Schede contestate e non assegnate 663. Esulta, come dicevamo, Matteo Renzi che giudica il risultato una vittoria contro quei pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che volevano farne solo una conta politica: ‘L’Italia ha parlato e questo referendum è stato respinto’. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha guidato la pattuglia degli amministratori ribelli nel Pd, e si è schierato in prima linea contro le indicazioni dell’esecutivo e del partito, non intende deporre le armi: ‘Abbiamo superato la soglia di 10 milioni di voti che consideravamo necessaria per poter parlare di un successo e il governo dovrà tenerne conto’. Probabilmente la battaglia si accenderà nuovamente quando si tornerà a discutere di royalties per le Regioni e delle politiche energetiche del Paese. All’opposizione il M5S, in prima linea nella campagna referendaria, che ringrazia i 15 milioni di votanti con un post sul blog di Beppe Grillo e rilancia l’iniziativa di referendum senza l’obbligo del quorum. Forza Italia si affida alle parole di Renato Brunetta e il capogruppo azzurro alla Camera mette il voto sulle trivelle in relazione con il prossimo referendum di ottobre sulle riforme istituzionali, affermando che per battere il governo basteranno 13 milioni di voti. Il tema dell’astensione ha fatto dibattere più dell’argomento dello stesso referendum, ovvero la possibilità di limitare le concessioni per le trivelle all’interno delle 12 miglia dalla costa. Renzi si dice dispiaciuto di aver dovuto ‘non votare’, spiegando di averlo fatto per tutelare 11mila posti di lavoro di operai e ingegneri del settore petrolifero. ‘Saremo il Paese più verde d’Europa’, aggiunge spiegando che però le politiche per le rinnovabili non possono essere fatte sprecando l’energia che già abbiamo ma con il tempo. Alle urne non si è recato neanche il leader di Fi Silvio Berlusconi, mentre le massime cariche dello Stato si sono presentate in giornata e gli animi sono tesi tra e all’interno dei partiti. A sottolinearlo un tweet del deputato renziano del Pd Ernesto Carbone che, a urne aperte, salutava ironicamente con un ‘ciaone’ tutti coloro che avevano confidato nel raggiungimento del quorum. Un’espressione che è valsa una serie di risposte piccate da parte di esponenti di maggioranza e opposizione. In parte, si dicono soddisfatti anche i sostenitori del comitato per il ‘si’ per aver acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese. Anche le opposizioni si dicono soddisfatte, come si diceva, per aver messo in cassa 15 milioni di votanti che potrebbero fare la differenza al prossimo referendum sulle riforme in autunno. Il premier e segretario del Pd chiude il suo lungo intervento con un tentativo di recupero anche verso tutti quelli che hanno cercato di utilizzare il referendum a scopi puramente politici: ‘A coloro che hanno votato ‘si’ o ‘no’ dico che saremo in prima linea per fare dell’Italia un Paese che non spreca energie. Non dobbiamo piangerci addosso perchè siamo leader nel settore delle rinnovabili. Saremo a New York per siglare un accordo impegnativo perché vogliamo fare dell’Italia il paese più verde dell’Europa ma per farlo non possiamo sprecare le energie che abbiamo. Il passaggio verso le energie rinnovabili si può fare ma ci vuole tempo’.
Cocis