La Consulta ha bocciato con due ‘no’ entrambi i quesiti presentati dal comitato promotore del referendum sulla legge elettorale, sia, dunque, quello che chiedeva l’abrogazione totale della Calderoli sia quello che ne chiedeva l’abrogazione per parti. Lo si è appreso da fonti della Corte Costituzionale, nella quale viene dichiarato due richieste di referendum abrogativo riguardanti la legge 21 2005 numero 270 (modifiche alle norme per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica), sono ritenute inammissibili. La sentenza, fa sapere la Consulta, sarà depositata entro i termini previsti dalla legge.
I due quesiti del referendum. Il primo quesito proponeva l’abrogazione in blocco del ‘porcellum’, il secondo perseguiva lo stesso risultato con singole amputazioni della normativa attuale. L’obiettivo era comunque tornare alla legge precedente, cioé al ‘Mattarellum’, che nel 1993 introdusse al posto della disciplina precedente (di tipo proporzionale), un sistema misto, in base al quale i seggi di Camera e Senato erano assegnati per il 75% mediante l’elezione di candidati in altrettanti collegi uninominali, e per il restante 25% con metodo proporzionale.
Secondo il Comitato promotore infatti abrogando la legge Calderoli, l’effetto sarebbe stato la “reviviscenza” delle norme precedenti: insomma se fosse passato il referendum le due Camere avrebbero potuto essere elette attraverso le regole introdotte nel 1993. Un principio che però non è pacifico.
Referendum, Cirielli: “Un’altra sentenza politica”. “La bocciatura della Consulta del referendum abrogativo della legge elettorale è un’altra sentenza politica che mortifica la richiesta espressa da oltre un milione di italiani”. Lo dichiara l’onorevole Edmondo Cirielli, presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati e presidente della Provincia di Salerno.
“L’attuale legge elettorale – continua – ha sottratto alla sovranità popolare di scegliere i propri rappresentanti, ed è stata, nei fatti, interpretata malissimo dai partiti, trasformando i parlamentari in una casta, priva di rappresentatività elettorale e politica, ma anche senza un territorio di riferimento”.
“Ora – conclude – tocca alle forze politiche e al Parlamento assumere l’impegno di approvare, in tempi brevi, una riforma elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, e nello stesso tempo, dare agli eletti una credibilità politica, derivante dal consenso popolare, quanto mai necessaria in questo delicato momento per la Nazione”.