‘La decisione della minoranza di votare no al referendum è una valutazione che rispetto, ma penso un po’ contradditoria. Penso anche però che un cittadino, da casa, sia capace di scegliere. Al referendum non votano le correnti’, dice il premier Matteo Renzi ospite di Politics su Rai3: ‘Io rispetto tutti, ho fatto, ‘contronatura’ anche una proposta di mediazione. Oh, se non si fidano fanno bene a votare no, ma se la riforma l’hai votata tre volte alla Camera e tre volte al Senato. Io, da segretario e allenatore, ho cercato di tenere tutti in squadra’, dice Renzi facendo riferimento all’intervento nella direzione del Partito Democratico: ‘Il Pd è l’unico partito che quando deve discutere accende lo streaming. Qualcuno dice pure troppo, c’è anche gente che non ne può più dei litigi tra i nostri iscritti, che dice qui si litiga dalla mattina alla sera. Cuperlo e Speranza hanno parlato contro la mia relazione, è un fatto bello, democratico. Preferirei che si litigasse meno, ma lo streaming è un fatto bello. Aspetto il giorno in cui lo faranno anche gli altri. Li facciamo solo noi del Pd i congressi, gli altri fanno i contratti privati con multe per sindaci e consiglieri o le cene ad Arcore. Ci sarà un congresso, chi ha un voto in più lo vincerà. Ma il referendum non è questione del Pd. La minoranza del mio partito dice che non devo andare a prendere i voti della destra, ho capito perché si chiama minoranza. Ma per vincere le elezioni devi prendere anche i voti degli altri. Pier Luigi Bersani ha dichiarato che voterà no il prossimo 4 dicembre’. Ovviamente no, risponde Renzi a chiede se voglia cacciare Bersani: ‘Il congresso del Pd si terrà entro l’8 dicembre del 2017. Chi avrà un voto in meno farà opposizione, chi avrà un voto in più vincerà. Ma la riforma costituzionale non c’entra niente col Pd’. Bersani, dal canto suo invita tutti i commentatori a levarsi dalla testa la scissione: ‘Per quel che riguarda me, a portarmi fuori dal mio partito ci può riuscire solo la Pinotti, ma con l’esercito. Secondo: non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai un vincolo di disciplina di partito sui temi costituzionali. Questo è così da sempre ed è così per qualsiasi partito. Terzo: chi guarda le cose in buona fede, non può non vedere che l’incrocio tra la riforma costituzionale e l’Italicum produce una modifica profonda della forma di governo, modifica che io ritengo negativa e, con quel che succede nel mondo, anche pericolosa. Infine, ricavo dalla giornata della direzione che si vuole tirare diritto, visto che una commissione non si nega a nessuno. Ma se si tira diritto non si potrà tirare diritto con il mio sì e quindi si tirerà diritto con il mio no. Tutti quelli che hanno responsabilità, devono dire al mondo che non andiamo all’appuntamento con il giudizio di Dio, nè con l’Apocalisse. Stiamo discutendo in di una cosa italo-italiana e il giorno dopo sul piano sociale, economico e della permanenza del governo noi saremo gli stessi del giorno prima. Punto’.