Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, partecipa a un incontro per il sì al referendum al Palazzo dei Congressi di Cagliari, 16 novembre 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI-TIBERIO BARCHIELLI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Referendum e Renzi: ‘Se vince il No dico no a un governo di scopo o tecnico’

‘O si cambia o se vogliono galleggiare ne trovano altri, si resta con i soliti’,  dice il premier Matteo Renzi a Rtl 102.5: ‘Ma se qualcuno vuole fare strani pasticci il giorno dopo li fa senza di me. Se i cittadini dicono di No e vogliono un sistema che è quello decrepito che non funziona, io non posso essere quello che si mette d’accordo con gli altri partiti per fare un governo di scopo o un governicchio. Il governo tecnico l’abbiamo avuto più volte e sono salite le tasse. Io  non sono disposto a stare ai giochini della vecchia politica. Io non ce la faccio a restare abbarbicato a una poltrona con il gusto di mantenere la poltrona. Io sto qui se posso cambiare le cose. Il 5 dicembre  non c’è l’invasione delle cavallette o l’Armageddon. Se vince il No, rimane tutto come adesso. Gli italiani non si devono far fregare dai politici, che cercano un pretesto per conservare i privilegi che hanno sempre avuto. Stanno cercando tanti pretesti per difendere i loro privilegi. Ormai mi sembra evidente che si fa comunque la legge elettorale nuova, in ogni caso. Non ci vedo niente di male nell’Italicum perché il ballottaggio mi sembra la cosa più giusta. In Parlamento uno vuole una cosa, uno l’altra, uno le preferenze, uno i collegi che sono una cosa meravigliosa. Ma sia che vinca il Sì, sia che vinca il No la legge va cambiata. Ormai è chiaro. E questo elimina anche il problema del combinato disposto con il referendum’. Tutti gli scenari e le possibilità di vittoria o sconfitta vengono diffuse sulle base di sondaggi e, cioè, di percentuali, mai sulla base di numeri assoluti. E’ con questi, invece, i numeri assoluti che in questa votazione, più che in altre, bisogna fare i conti. Va ricordato, infatti, che il referendum confermativo di leggi costituzionali non abbisogna di quorum (soglia di partecipazione al voto), ma lo vince chi prende anche solo un voto più. Per dire, se su 60 milioni di italiani andassero a votare in cinque  elettori di numero, con 3  voti per il No e 2 per il Sì, il referendum lo avrebbe vinto il No. Insomma, mentre nelle elezioni politiche, invece, come in quelle amministrative, i voti assoluti vengono trasformati in seggi (e, dunque, in maggioranze e minoranze) grazie ai sistemi elettorali di volta in volta adottati, al referendum (solo in quello confermativo come sarà quello costituzionale del 4 dicembre, Non in quello abrogativo, cui serve il quorum per essere valido, a prescindere da chi lo vinca) non esiste sistema elettorale: i voti si contano in numeri assoluti e, chi prende un voto in più, ha vinto. In campagna elettorale si discute prevalentemente di sondaggi che, sfornati dai vari istituti di ricerca, quasi quotidianamente vengono mandati in onda sulle tv e pubblicati sui giornali. Ma i sondaggi danno una rappresentazione distorta della realtà: non tengono, appunto, mai in considerazione i numeri veri, i voti assoluti.  L’affluenza al voto, il reale numero dei votanti, come si orienteranno gli indecisi e coloro che non dichiarano il loro voto, i possibili spostamenti dal bacino elettorale del Sì al No e viceversa, sono, allo stato, tutte ancora delle grandi e insondabili incognite. Il premier rilancia la sfida di un faccia a faccia con Berlusconi e Grillo: ‘A quindici giorni dal voto, ribadisco che mi piacerebbe fare un confronto civile con Silvio Berlusconi e un confronto con Beppe Grillo, che sono i capi dei due partiti principali, insieme a quello che io rappresento. Possiamo farlo in radio, in tv: il problema non è dove farlo ma se accettano, ma mi piacerebbe un confronto civile, pacato. Grillo dice che vuole che io mi confronti con uno più giovane: sono disposto a farlo con il figlio di Casaleggio’. Renzi risponde anche al Cav che lo ha definto l’unico leader in questo momento in politica. Perché Silvio Berlusconi ha detto che Matteo Renzi è l’unico leader? ‘Non lo so, per me la spiegazione ora è difficile da trovare. Con rispetto per Berlusconi, una volta mi definisce un pericoloso dittatore, un’altra volta un leader. Il fatto è che adesso c’è una riforma che anche gli elettori di Berlusconi, molti di quelli che in passato hanno votato Forza Italia, non possono non votare e fanno fatica a motivare un No che è dettato da antipatia per il governo in carica. Anche Berlusconi è d’accordo con la riforma ma poi ha tolto il sostegno dopo l’elezione di Mattarella’.

Roberto Cristiano

 

 

 

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