A Pomigliano d'Arco ( Napoli) le operazioni di voto nel seggio di Luigi Di Maio leader M5S, 20 settembre 2020 ANSA / CIRO FUSCO

Referendum taglio parlamentari: come si vota, perché, cosa cambia

Il 20 e il 21 settembre è previsto il voto sul referendum costituzionale in cui si dovrà decidere la diminuzione del numero dei parlamentari oppure no. Il tema è stato proposto dalla riforma approvata in parlamento nell’ottobre scorso. Attualmente i parlamentari sono 945: in caso di approvazione – cioè più “Sì” che “No” – diventerebbero 600 così suddivisi: 400 deputati e 200 senatori.

L’iter relativo al referendum è stato voluto dal Movimento 5 Stelle che ha fatto della legge un proprio cavallo di battaglia. La prima bozza della riforma è stata redatta a inizio legislatura. La proposta è stata votata da entrambe le Camere: prima a maggioranza semplice, dopo tre mesi a maggioranza assoluta.

L’iter ha avuto fine il 7 ottobre 2019, grazie all’accordo tra M5s e Pd. Si tratta di un referendum confermativo. Vale a dire che si voterà per confermare o meno il taglio del numero dei parlamentari: non c’è alcun quorum. Cioè, non c’è un numero minimo di elettori da raggiungere. In definitiva se i “Sì” supereranno i “No”, al di là del numero di votanti, la riforma sarà approvata. Se invece succede il contrario non verrà approvata.

Domenica 20 settembre i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23. Lunedì 21 settembre, invece, si potrà votare dalle 7 alle 15. Chiuse le urne si comincerà lo spoglio delle schede, quindi a partire dalle ore 15 di lunedì 21. Possono votare tutti i cittadini che hanno compiuto la maggiore età, a meno che siano stati interdetti a tale diritto.

La domanda che gli elettori si troveranno innanzi sarà la seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?”

Dopo il quesito si potrà decidere se rispondere “Sì” o “No”. Come sopra detto “Sì” vuol dire essere favorevoli alla diminuzione dei parlamentari, “No” essere contrari.

Possono votare, per corrispondenza, anche gli italiani residenti all’estero. Potranno dare il loro voto su schede che vengono spedite al loro indirizzo fuori dall’Italia.

Nella fattispecie può votare chi vive temporaneamente all’estero per motivi di lavoro, studio, cure mediche, e chi svolge servizio civile fuori dai confini nazionali.

L’elettore riceverà la scheda e una volta espressa la preferenza dovrà metterla in una busta, inserendo anche il tagliando ricevuto. Dopodiché dovrà spedirla al consolato competente (che deve riceverla entro martedì 15 settembre alle ore 16).

Con un numero di “Sì” maggiore dei “No” i parlamentari scenderebbero da 945 a 600. I deputati ora sono 630: diventerebbero 400. Il Senato passerebbe da 315 a 200 membri. Alla Camera gli eletti nella circoscrizione Estero da 12 diventerebbero 8. Al Senato gli eletti nella circoscrizione Estero passerebbero da 6 a 4.

Inoltre ogni Regione non potrà avere meno di 3 senatori (a oggi è non meno di 7), esclusi il Molise (2) e la Valle d’Aosta (1).

Se vincesse il “Sì” si dovrebbe anche approvare una nuova legge elettorale o un nuovo disegno dei collegi elettorali tenendo conto del nuovo numero di parlamentari.

Si stima che la vittoria del “Sì” farebbe risparmiare allo stato circa 100 milioni di euro all’anno.

Se trionfasse il “No” la riforma approvata in Parlamento in due letture per ogni Camera verrebbe eliminata. Quindi tutto resterebbe come è adesso, vale a dire che non verrebbero modificati gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione. Il Parlamento continuerebbe a essere composto da 945 membri, suddivisi in 630 deputati e 315 senatori.

Circa Redazione

Riprova

Valditara: ‘Il ministero sarà parte civile contro i vandali delle occupazioni’

«Chi rovina una scuola deve pagare per rimetterla in sesto, non devono più pagare i …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com