Con il 99,96% dei voti scrutinati nel Paese, il ‘sì’ si è imposto con il 51,22%, secondo i dati diffusi da Anadolu. Ancora in corso il conteggio dei voti degli emigrati, in cui il ‘sì’ è in testa con quasi il 60%, quando è stata scrutinata circa metà delle schede.
Erdogan ha votato in una scuola media di Istanbul per il referendum costituzionale sul presidenzialismo, che in caso di approvazione potrebbe garantirgli una permanenza al potere fino al 2034. ‘Non è un voto qualunque, dobbiamo prendere una decisione straordinaria’, ha detto ai giornalisti al seggio.
Alle urne sono stati chiamati oltre 55 milioni di elettori. Hanno già votato più di 1,3 milioni di turchi all’estero, con un’affluenza record per gli emigrati di oltre il 45%. Il referendum non prevede un quorum, l’esito sarà deciso dalla maggioranza semplice dei votanti.
Il principale partito di opposizione in Turchia, il socialdemocratico Chp, ha reso noto che contesterà il 37% dei voti espressi nel referendum di oggi sul presidenzialismo, vinto di misura dal ‘sì’ sostenuto da Recep Tayyip Erdogan.
Erdogan ha promesso di discutere con gli altri leader politici la reintroduzione della pena di morte in Turchia, che potrebbe essere oggetto di un nuovo referendum.
Una curiosità. La polizia turca ha arrestato almeno 8 persone ricercate quando si sono recate ai seggi a votare per il referendum costituzionale sul presidenzialismo. Secondo Anadolu, si tratta di 5 sospetti ricercati per legami con il Pkk curdo e altri 3 affiliati alla presunta rete golpista di Fethullah Galen. Gli arresti sono avvenuti nelle province di Adana, Malatya e Trebisonda.
Ecco i punti cruciali della riforma:
– il presidente diventa un ‘presidente esecutivo’ e il capo di Stato può mantenere il legame con il partito di provenienza;
– tra i nuovi poteri del presidente figurano la nomina dei ministri (la ‘super-presidenza’), la presentazione di una proposta di bilancio, la scelta di quattro dei 13 componenti del Consiglio supremo dei giudici e dei procuratori, tra i quali ci sono il ministro della Giustizia e il sottosegretario (entrambi scelti dallo stesso presidente);
– il presidente può emettere decreti con forza di legge, decretare lo stato d’emergenza (in vigore in Turchia dallo scorso luglio) e sciogliere il Parlamento;
– il numero dei parlamentari passa da 550 a 600 e l’Assemblea può avviare con la maggioranza dei voti dei deputati procedure per l’impeachment del presidente;
– le elezioni presidenziali e parlamentari si tengono contemporaneamente ogni cinque anni e il presidente non può restare in carica per più di due mandati.