Ci sono anche tre donne, tra gli arrestati di questa mattina nell’operazione “Califfo 2”, eseguita dai carabinieri nei confronti degli esponenti della cosca Pesce di Rosarno. Sette presunti appartenenti alla cosca sono finiti in manette, su disposizione del gip che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, perché ritenuti responsabili a vario titolo di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori con l’aggravante mafiosa. L’accusa per gli indagati è intestazione fittizia di beni per sfuggire ai controlli patrimoniali e il favoreggiamento del boss Francesco Pesce durante la latitanza finita il 9 agosto dello scorso anno. L’accusa aggrava la posizione del fratello di “Ciccio Testuni”, Giuseppe Pesce, ancora latitante, che era stato designato come reggente in un pizzino intercettato in carcere. Per lui dall’associazione mafiosa, si passa al ruolo di capo promotore dell’organizzazione criminale. Il 34enne aveva istallato telecamere di videosorveglianza davanti al suo covo per controllare gli accessi, non immaginando che, dopo il suo arresto, le immagini sarebbero state utilizzate proprio dai carabinieri per individuare i suoi fiancheggiatori. Il video è stato inviato al Ris di Roma e così è stato possibile risalire alla rete di persone che hanno aiutato il reggente della cosca Pesce a sopravvivere nel bunker che aveva realizzato sotto un’autorimessa. Nel video si vedono i fiancheggiatori entrare con una busta nella porta della rimessa e uscire con una busta diversa.
L’operazione è riuscita anche a far emergere un giro di false intestazioni di beni a vari prestanome affiliati sempre al clan della ndrangheta. Gli immobili sequestrati hanno un valore di oltre un milione e mezzo di euro.