Regolarizzazione dei lavoratori stranieri, solo il 15 per cento sono braccianti

La regolarizzazione dei lavoratori stranieri fortemente voluta dalla ministra in quota Italia Viva Teresa Bellanova non ha risolto il problema – grave e dilagante – del lavoro nero nei campi o comunque nel settore dell’agricoltura.

I numeri a disposizione lasciano pochi dubbi. Su duecentomila (circa) domande di regolarizzazione inviate alle autorità competenti, solo trentamila (30.694) sono quelle relative a lavoratori attivi nel settore agricolo. Numeri alla mano parliamo del 15% circa del totale. La gran parte delle richiesta di regolarizzazione interessa lavoratori e lavoratrici del settore domestico e di assistenza. Si tratta soprattutto di uomini e donne che fanno le pulizie nelle case o che lavorano come badanti, assistendo le persone anziane o comunque non autonome. Le polemiche dal mondo dell’agricoltura Inevitabili a questo punto le polemiche che arrivano dalle sigle sindacali e dalle opposizioni politiche. L’iniziativa della regolarizzazione dei lavoratori stranieri nasceva soprattutto per provare a contrastare il lavoro nero nei campi e per rilanciare, di conseguenza, il settore agricolo, messo in ginocchio dall’emergenza coronavirus.

La ministra Teresa Bellanova preferisce concentrarsi sul famoso bicchiere mezzo pieno parlando dei dati complessivi. “Oltre duecentomila persone, uomini e donne, sono state sottratte all’invisibilità e restituite alla dignità e regolarità di rapporti di lavoro. E circa 13.000 cittadini stranieri, potendo contare su un permesso di soggiorno regolare, possono trasformarlo in permesso di lavoro regolare“.

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