Una professoressa è stata condannata a sei anni e sei mesi per aver avuto una relazione con un ragazzino di 13 anni. La storia sarebbe nata, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, durante le ripetizioni di inglese. Il Tribunale di Prato l’ha riconosciuta colpevole del reato di violenza sessuale per induzione. In particolare, i giudici le hanno contestato l’aver usato il figlio nato da questa relazione come strumento di ricatto nei confronti dell’adolescente che voleva interrompere la storia e allontanarsi da lei.
Il Tribunale di Prato ha condannato anche il marito a 18 mesi. L’uomo è accusato di alterazione di stato per essersi attribuito la paternità del piccolo anche se era a conoscenza di tutta la storia.
E’ una sentenza dolorosa – ha detto la donna subito dopo la fine dell’udienza citata da Repubblica – non per noi, ma per i nostri figli. Si tratta di un primo passo – ha sottolineato la mamma del minorenne – non c’è risarcimento per quello che ha subìto mio figlio. Non l’ho mai visto mio nipote. Devo fare un passo alla volta. Adesso penso a mio figlio.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Prato, la relazione tra i due sarebbe iniziata durante le lezioni privata e durata qualche mese. La donna nel frattempo sarebbe rimasta incinta portando avanti la gravidanza e soprattutto senza nascondere mai la paternità del bambino. Proprio questa notizia ha portato i genitori dell’adolescente a denunciare la vicenda alla polizia che ha aperto un’indagine. Inchiesta che ha portato alla condanna a sei anni e sei mesi della donna con il marito che dovrà scontare 18 mesi per essersi attribuito la paternità del piccolo nonostante l’essere a conoscenza di tutta la vicenda. Con i legali della coppia che potrebbero presentare ricorso in secondo grado.