Riparte dallo studio di Porta a Porta il Renzi 1, il rottamatore allergico alle mediazioni e al politichese. Con un doppio ultimatum, il presidente del consiglio avverte il sindaco di Roma Ignazio Marino: “Marino è una persona perbene, lo riconoscono tutti. Si continua a dire se va avanti o no. A me interessa capire se l’amministrazione pulisce le strade, mette a posto buche ed emergenza. Se sanno governare governino e vadano avanti, se non sono capaci vadano a casa”. Renzi aveva già detto in una intervista alla Stampa: “Se fossi in Marino non starei tranquillo”. A Porta a Porta il premier improvvisa un sondaggio volante chiedendo agli spettatori di alzare le mani se approvano l’operato del sindaco. Sa alzano solo tre mani. Roma è una città bellissima che ha tutto, con una eco internazionale straordinaria. Quest’anno c’è il Giubileo e tutto il modo ci guarderà e deciderà il Pd romano, con il commissario straordinario Matteo Orfini, se l’attuale amministrazione potrà andare avanti o meno, prosegue Renzi. Ignazio Marino, in realtà, è preoccupato per la gestione dell’Anno Santo Straordinario. Il Governo avrebbe dovuto emanare una delibera sul Giubileo ma la pratica è stata rinviata. In linea teorica dovrebbe essere materia del consiglio dei ministri programmato per venerdì prossimo. Le parole di Matteo Renzi a Porta a Porta pesano come un macigno perché la partita dell’Anno Santo è una cartina di tornasole del tutto. Inoltre, il prefetto Francesco Gabrielli sarà ancor più legittimato nel ruolo di coordinatore della cabina di regia con gli enti coinvolti, che sono Comune, Regione e Vaticano. Il sindaco per ora resiste a Palazzo Senatorio ma c’è chi pensa ad un prossimo sindaco. Marino potrebbe cadere anche per mano dell’aula Giulio Cesare perché sfiduciato dai consiglieri. Sulla tormentata riforma della scuola, Renzi inchioda tutti alle proprie responsabilità: “Quest’anno con tremila emendamenti in commissione non si riesce ad assumere i 100mila a settembre. Le scelte dell’opposizione hanno come conseguenza che il provvedimento non riuscirà ad entrare in vigore in tempo. Se ci sono gli emendamenti e se sono tutti contrari, sembra che sia io l’unico che vuole assumerli. Ma se tutto il mondo della scuola è in rivolta bisognerà discutere, e le assunzioni si faranno per l’anno prossimo”. Dal salotto di Vespa il presidente del Consiglio fa il punto anche sulle primarie, al centro del dibattito del partito dopo l’ultima tornata elettorale: “Per me è importante che quanto si tratta di scegliere i candidati per la guida del Paese siano i cittadini a scegliere, ma in alcune città e regioni le primarie non hanno funzionato. Il prossimo congresso del Pd è nel 2017, vado a casa quando perdo le elezioni al governo o al congresso. Non ho neanche preso la residenza qui, piego due camicie e vado via. Ma sono stato tanto ad ascoltare, se parlo sempre delle cose delle correnti del Pd vengo a noia non a me stesso ma agli italiani. C’è gente che dice che dobbiamo discutere al nostro interno. Non ne possiamo più di un ragionamento in cui quando si parla di politica siamo sempre a discutere del nostro ombelico. Forse parlare un po’ meno in politichese e delle correnti del Pd sarebbe auspicabile”. Il leader Pd non ha intenzione di riaprire la seduta di coscienza dentro il Pd sull’esito delle amministrative. Ammette che è il momento più duro di una legislatura da brividi ma questo non cambia la sua determinazione ad andare avanti fino al 2018. Infine il capitolo migranti: “Ci sono le condizioni perchè l’Italia si faccia sentire in Europa. Se 30-40mila migranti vengono redistribuiti andiamo verso una gestione più saggia del problema. E gli altri si riportano indietro con accordi di riammissione seri”.
Roberto Cristiano