“E’ stato rotto un incantesimo in Italia, dove il processo di riforme è andato avanti disinnescando lo stallo del parlamento. E in Europa dove si è cambiato verso, si è voltata pagina con un nuovo vocabolario che non parla più solo di austerity ma anche e soprattutto di crescita e lavoro”. Matteo Renzi lo rivendica con forza, illustrando alle Camere il vertice europeo di oggi e domani, il ruolo del suo governo e quello del semestre italiano, pronto a farlo valere a Bruxelles. In ore difficili, alle prese con la vicenda Lupi che tocca da vicino il suo governo e mentre dalla Tunisia arrivano le notizie dell’attacco in cui sembrano esserci vittime anche italiane, il premier si prepara a partire per il Consiglio Ue, intenzionato a spingere sull’acceleratore: “Il vertice per noi sarà innanzitutto un momento di verifica e di ripartenza, con ancora più determinazione, sulle questioni di politica economica e di ripartenza del nostro Continente”. Perche’ il piano Juncker, il bazooka messo in campo dalla Bce, la flessibilità e la parità euro-dollaro sono frutto del semestre italiano. Per quel cambio di clima che l’Italia ha supportato anche sul fronte interno. Con le riforme, gli 80 euro, l’Irap, gli incentivi alle assunzioni e il Jobs act. Negli ultimi tre mesi, anche se ci sono sensibilità, opinioni e voti diversi, il Parlamento ha rotto l’incantesimo che sembrava bloccarlo in uno di stallo e non vedo elemento più simbolico in questo senso che l’elezione del Presidente della Repubblica. Preparandosi a far valere il suo lavoro: “Il precorso di riforme che faremo da qui al 2018 è la più grande occasione per stare in Europa da protagonisti”. In un Europa che ora deve investire sulla linea nuova della politica economica europea e invertire la tendenza come abbiamo iniziato a fare troppo timidamente. Un inversione di tendenza necessaria anche guardando agli Usa, dove volerà il 17 aprile per incontrare Obama, dove le politiche di crescita hanno funzionato, mentre quelle europee no. Ma il consiglio europeo, su cui ieri Renzi si è confrontato al Quirinale anche con il presidente Sergio Mattarella ed alcuni dei suoi ministri interessati ai dossier sul tavolo dei 28, non sarà solo dedicato alla situazione economica. Al centro, oltre al previsto tema dell’energia, ci sarà anche la Libia e la questione ucraina. E, anche alla luce di quanto avvenuto a Tunisi, certamente il terrorismo e le nuove minacce dell’Isis in paesi sempre più vicini. Sulla Libia Renzi è intenzionato a ribadire il ruolo di leadership dell’Italia in una vicenda che, rivendica, abbiamo contribuito a sfilare dall’ultimo posto dei dossier di politica internazionale. Perché non è solo un problema di immigrazione, che è comunque un tema sensibile per noi ed i nostri elettorati, ma va ben oltre. La comunità internazionale per non essere miope, deve mettere sul tavolo la questione dell’estremismo, anche legato all’Africa, partendo dal Mediterraneo con il rischio della Libia. “Non diciamo ‘aiutateci, abbiamo un problema con gli immigrati’ ma chiediamo una centralità della politica nel Mediterraneo e in Africa, è il nostro disegno strategico”. Sull’Ucraina, di cui i leader parleranno nella cena di questa sera insieme al partenariato orientale in vista del vertice di Riga a maggio, Renzi ha ribadito la posizione italiana di sostegno agli sforzi per la realizzazione degli accordi di Minsk. Ed è tornato, ancora una volta a proporre il modello Alto Adige, un accordo che rispetti un processo di riforme e, contemporaneamente, la tutela delle minoranze. E mentre Renzi prepara le valige a Bruxelles sale intanto la tensione sulla Grecia, con Atene che ha deciso, nonostante la contrarietà dell’ex-troika e le obiezioni europee, di andare avanti sulla legge umanitaria, ed il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk, su richiesta di Tsipras, ha convocato al un vertice domani sera con Merkel, Hollande, Draghi, Juncker e il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem.
Riprova
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