Oggi c’è chi parla di “governo sotto assedio”, chi prospetta nuove premiership, chi allude a trame giudiziarie contro l’establishment governativa, chi evoca le elezioni politiche anticipate, indicando anche l’anno preciso: il 2026, e chi, come il Vicepremier Matteo Salvini, sul palco del Meeting di Rimini, ribadisce che “il governo durerà 5 anni”.
Questo movimento, ondivago e tellurico, interessa sia la maggioranza, quanto l’opposizione, visto che le elezioni europee hanno lasciato il segno, ma la spinta a destra uscita dalle urne, sottolineata in modo marcato e inconsueto dalla dalla decisione del Governo, ovvero della Premier Giorgia Meloni, di non votare Ursula von der Leyen nuovo Presidente della Commissione europea, aprendo di fatto una frattura politica tra Bruxelles e l’Italia, realtà che ha allarmato molti ambienti contribuendo in modo sostanziale ad aprire una evidente riflessione sul futuro.
Da qui la manifestazione impetuosa di distinguo culturali: sulle carceri come sull’immigrazione, dalla sostenibilità del sistema sociale (a partire dal sistema previdenziale) senza un ampliamento della base imponibile, alla necessità di aprire all’immigrazione per sopperire l’inverno demografico che attanaglia l’Italia. Tutte problematiche importantissime e vecchissime, tornate alla ribalta, tutte insieme e in un momento assai particolare per un Governo alle prese con le nomine europee e, soprattutto, con una difficilissima manovra di bilancio.
A tutto questo si assiste ad un assordante silenzio del maggiore partito di opposizione e della sua segretaria Elly Schlein che osserva misteriosamente in silenzio ad i segnali che prefigurano per il Bel Paese qualcosa di nuovo e la rivendicazione di “libertà”, politica, culturale e sociale, che appaiono, a tutt’oggi, strategiche.
Matteo Renzi, con una svolta opportunistica, imprime ad Italia Viva una svolta verso tutte le forze del campo largo, partendo dal Movimento 5 Stelle. Ma Renzi sta cercando in tutti i modi di accreditarsi con il principale futuro partner: il Pd. Da qui gli attacchi del leader di Iv soprattutto rivolti verso destra, ignorando i le critiche che piovono da sinistra.
Renzi, dalle pagine del Quotidiano Nazionale, lancia stoccate soprattutto contro Forza Italia. “La novità di questa estate mostra per la prima volta la destra che inizia a dividersi e la sinistra che prova a unirsi. Non faccio profezie, ma chi arriva alle elezioni unito vince. Chi arriva diviso perde. È matematica, non preveggenza”, dice il leader di Italia Viva. Per l’ex premier le mosse di FI in particolare sui diritti non sono credibili: “No, purtroppo no. Come non lo è stato sulle carceri o sulla giustizia. Forza Italia cerca visibilità, ma in Parlamento servono gli articoli delle leggi, non quelli dei giornali. Abbiamo presentato una proposta di legge che ricalca fedelmente quella approvata alla Camera sotto il mio governo e bloccata al Senato con il governo successivo. Fu frutto di una mediazione tra l’allora ministra Boschi e l’allora capogruppo Ncd Lupi. Adesso vedremo se Forza Italia voterà a favore”.
Viene chiesto a Renzi un commento riguardo la tesi di Carlo Calenda per cui quando era premier in Rai non si muovesse una foglia senza che lui non volesse. Renzi respinge al mittente questa accusa: “Falso storico. Basterebbe chiedere ai vertici della Rai di quel periodo: Tarantola, Maggioni, Gubitosi, Campo dall’Orto. Abbiamo spinto la Rai a digitalizzare e fare prodotti come RaiPlay ma mai abbiamo gestito le nomine”. Poi l’attacco diretto verso il leader di Azione: “Calenda pur di attaccarmi si inventerebbe di tutto: è un caso buffo il suo. Quando voleva fare il ministro non diceva nulla sul mio ruolo in Rai. Quando aveva bisogno delle firme non parlava delle conferenze all’estero. Adesso che ha rotto con me, arriverà ad accusarmi persino del buco dell’ozono. Gli auguro di farsi una vita politica senza essere ossessionato da me”.
Quanto al campo largo, e alle opposizioni a un suo ingresso provenienti da pezzi dei partiti di centrosinistra, Renzi afferma: “Io seguo le parole di Elly Schlein che ha chiesto di eliminare i veti e unire i voti“. Sul veto di Giuseppe Conte, Renzi è chiaro: “Ognuno si tiene le proprie opinioni sul passato. Se poi Conte ha nostalgia del governo giallo-verde quando firmava i decreti Salvini, beh, quella è un’altra storia.