Il Pd non ha subito una ‘sconfitta’ a Genova, ma “quando si fanno le primarie bisognerebbe abituarsi a non fare il tifo e a non indicare un candidato del partito: chi vince ha il sostegno di tutti, bisogna abituarsi”. Matteo Renzi, a ‘La telefonata’, difende le primarie nonostante nel capoluogo ligure il suo partito è uscito con le ossa rotta per la vittoria di Marco Doria, di Sel. Il ‘rottamatore’ ritorna sul palcoscenico della politica italiana dopo un periodo senza riflettori e riprende a sparare a zero sulla necessità di rinnovamento per il suo partito. Il sindaco di Firenze difende a spada tratta le primarie e chiede ad alta voce un rinnovamento della classe dirigente del partito. Vuole facce nuove per il Pd mandando in pensione l’attuale classe dirigente. “Le primarie tolgono la selezione di potere ai segretari e la danno ai cittadini. Visto che c’è una legge elettorale che ai cittadini non fa scegliere niente, almeno le primarie difendiamole”. Per il primo cittadino della città toscana “il problema non è se hai la tessera del partito, ma se racconti cose credibili ai cittadini”. Il messaggio che manda a Roma è molto semplice: se il candidato espressione del partito non vince alle primarie non sono sbagliate le regole ma il candidato. E giù un’altra frecciatina a Bersani e company. “Dopo 20 anni in cui la classe dirigente è sempre la stessa bisogna avere il coraggio di dire che dopo Monti si volta pagina. Non è pensabile che dopo un governo tecnico torneranno le stesse facce di prima, vale per il centrodestra e per il centrosinistra”. La sua è una vera e propria requisitoria, giusta, contro il vecchio che galleggia in Parlamento. “Se sei stato in Parlamento per 30 anni – attacca Renzi nel corso de La Telefonata – in qualsiasi partito, quello che potevi fare l’hai fatto. Non ne possiamo più di questi politici che stanno attaccati alla poltrona con l’attack a doppio mandato . Vale per i sindaci, mandato al massimo arriva a 10 anni, vale anche per il parlamentari, dopo 20 anni fate spazio ad altri. Dai”. Un auspicio che, se realizzato, avrebbe evitato un caso Lusi, prima ancora Penati e ed ora, fresco di giornata, quello di Goracci, in Umbria. Brutte scoppole per un partito che vuole diffondere e difendere i principi di onestà e legalità. Per Matteo Renzi bisognerebbe iniziare con l’abolire il finanziamento pubblico ai partiti. “Non è accettabile che in un momento di tagli si dia il finanziamento pubblico ai partiti nonostante un referendum che ha stabilito il contrario, e anche a partiti morti”. E giù con una frecciatina agli ex colleghi di Lusi. “Credo che i dirigenti della Margherita non se ne siano accorti, solo leggendo i giornali. E questa è una risposta”. Ricordando di essere stato crocifisso per un incontro di lavoro ad Arcore con l’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sottolinea la normalità, come sta avvenendo ora, “che tra partiti ci si parli”. “Fanno benissimo i due partiti maggiori a mettersi d’accodo sulle regole, sulla legge elettorale. Poi ci si confronta e duramente – conclude il sindaco di Firenze – con rispetto, tenendo presente che quello che serve è il bene dell’Italia”.
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