‘L’ultima volta che in Italia è aumentata l’Iva risale al primo ottobre 2013, un altro governo, quello guidato da Letta. Noi le tasse non le aumentiamo e il governo Gentiloni ha scelto la stessa strategia. Dunque, il Documento di economia e finanza (Def) smaschera le bugie: Non c’è nessun aumento dell’Iva, né della benzina, né dello zucchero perché il Pd non è più il partito delle tasse, abbiamo rottamato Dracula’, afferma Renzi smentendo il ministro Padoan che affermava il contrario in relazione all’Iva.
Pier Carlo Padoan come reo di essere troppo succube delle richieste di Bruxelles tanto da avallare il rialzo dell’Iva.
Aldilà delle dichiarazioni ufficiali sui buoni rapporti tra Renzi e Padoan, dietro le quinte non si nasconde il disappunto per un’uscita palesemente in contrasto con la linea del Pd e, soprattutto, con quanto scritto nel Def. Si schiera con il ministro Confindustria che, in audizione, appoggia l’idea di scambio tra rialzo Iva e taglio del costo del lavoro.
Ecco allora che i renziani riaprono il fuoco di sbarramento, in attesa del 30 aprile quando Renzi, dismessi gli abiti del ‘privato cittadino’ potrà fare fuoco contro il governo ‘che deve fare di più’, senza colpire direttamente Gentiloni, fedele al partito pur nell’equilibrismo della mediazione.
Alla politica deve tornare il primato delle decisioni, e non ai tecnici. In particolare quelli del Mef che hanno riacquistato più potere. E c’è chi accarezza ipotesi di voto anticipato a settembre. E proprio le tasse potrebbero essere la miccia per far scoppiare il governo.
Renzi è alla testa della battaglia contro i tecnici, le tasse e i vincoli europei.