ROMA. Paese che vai, accoglienza che trovi. Per tutti, nessuno escluso. Neanche il Premier. Ieri Matteo Renzi si è recato prima a Rimini all’annuale kermesse di Comunione e Liberazione. Poi all’Aquila (con l’intermezzo di Pesaro). Due città diverse, due parti dell’Italia diverse (Centronord-Mezzogiorno), due accoglienze diverse. A Rimini il premier è stato accolto nel miglior modo possibile, per lui che è 2.0: selfie e autografi. All’aquila alla vecchia maniera: lanci di uova e scontri tra manifestanti e forze di polizia. Nel capoluogo abruzzese Renzi ha deciso di non fermarsi nel municipio, ma di puntare direttamente al Gran Sasso Science Institute. Nella prima parte, tra Rimini e Pesaro, è intervenuto un Renzi a 360 gradi con promesse choc. “Via Tasi e Imu per tutti”, ha detto, toccando temi quali immigrazione, sindacato, ritardi, riforme, Senato, Europa. All’Aquila invece ha detto: “No agli annunci choc, no agli annunci show, no alle comparsate, no alla medianizzazione dell’Aquila che è già stata sufficientemente resa mediatica, anche per alcuni aspetti positivi, buona l’idea di farci il G8, sì a una discussione di merito sulle questioni aperte”. Aggiunge poi di essersi preso “un impegno”, ossia quello di “non mettere piede all’Aquila fin quando il quadro di riferimento non fosse chiaro”. Il Premier ha poi rimandato a un anno l’appuntamento con il capoluogo abruzzese perché vuole che “questo incontro sia una riunione di lavoro”. I fondi per la ricostruzione “ci sono”, ha aggiunto spiegando che il nuovo appuntamento servirà per fare “il punto sui cantieri”. Ma non era “no alle comparsate”? Speriamo solo che abbia buona memoria. Di contro, i circa 500 manifestanti hanno protestato contro le trivelle, i metanodotti e lo Sblocca Italia che “devasta i territori” (solo per citarne alcuni). Un manifestante, a proposito delle perforazioni nella costa teatina, ha spiegato che “in Abruzzo ci stiamo inventando un nuovo modo di lavorare e Renzi ci devasta l’ambiente che è il nostro pane e quello delle nuove generazioni”. Dalla giornata di ieri emerge insomma un’Italia a due facce. Ma anche un Premier. O forse è solo il Renzi3, cioè la somma dell’uno e del due, che si adatta alle situazioni. Un semiotico francese, Eric Landowski, parla del ruolo che i politici possono interpretare. Uno in particolare è interessante: la ‘vedette’, una maschera costruita appositamente dal marketing politico per risultare naturale, quotidiana, comune. È un personaggio creato ad hoc per ogni situazione. E’ il risultato di un’attività produttiva contorta e velata, spiega il semiologo, e non la manifestazione naturale di un individuo quale realmente è.
Alessandro Moschini