‘Le nuove polarità sono esclusi e inclusi, innovazione e identità, paura e speranza. Gli esclusi sono la vera nuova faccia delle disuguaglianze, dobbiamo farli sentire rappresentati. L’identità è ciò che noi siamo, senza muri e barriere, e non dobbiamo lasciarla alla destra. Quanto all’innovazione, è indispensabile per non finire ai margini, ma ne ho parlato in termini troppo entusiastici, bisogna pensare anche ai posti di lavoro che fa saltare. Insomma, c’è un gran da fare per la sinistra’, afferma l’ex premier Matteo Renzi in una lunga intervista a Repubblica in cui spiega come intenda, a partire dai suoi errori, rilanciare il Pd: ‘Ho fatto tante riforme senza capire che serviva più cuore e meno slide, credo nel Pd, lo rilanceremo con facce nuove e valori forti. Non ho fretta di votare ma evitiamo un bis del 2013. Continuo a pensare che il ballottaggio sia il modo migliore di evitare inciuci. Se la Consulta lo boccerà, c’è il Mattarellum. Con il proporzionale si torna alla Dc’. In realtà ci si chiede se sta per nascere un Italicum mascherato. Un sistema elettorale mezzo Italicum, mezzo proporzionale. Se ne parla da giorni al Nazareno, dove lo chiamano ‘il patto del Diavolo’. Un ‘Nazareno 2.0’ stipulato, a breve, tra gli stessi contraenti del ‘Nazareno 1.0’, Renzi e Berlusconi, ma con obiettivi assai diversi dall’originale: per Renzi sarebbe l’assicurazione che la legislatura verrà interrotta assai prima della scadenza naturale (febbraio 2018) e che si voterà a giugno. Vaghe rassicurazioni sul governo Gentiloni affinché non si costituisca contro il ricorso dei legali del leader di FI che ne chiedono la riabilitazione presso la Corte europea di Strasburgo e, in rapida successione, il voto favorevole del Pd quando, prima o poi, il Parlamento si ritroverà a votare sulla legge Severino sempre ai fini dell’applicazione della sentenza di Strasburgo, altrimenti essa non avrebbe effetti giuridici e Berlusconi resterebbe incandidabile. Poi, il sostegno del governo Gentiloni nel braccio di ferro Mediaset-Vivendi. Stop alle sanzioni con la Russia, nomine di enti pubblici da concordare. Ma la merce di scambio sa farsi anche concreta, se Renzi vuole e come il Cavaliere sa bene. Bisogna aspettare che la Consulta (udienza il 24 gennaio, sentenza 10 febbraio) si pronunzi. Poi, serve che la Consulta ritagli, dall’Italicum, in vigore solo per la Camera, un sistema di base proporzionale, senza il ballottaggio ma tenga intatto il premio di maggioranza al 40%, da assegnare però al primo turno. Ne risulterebbe un sistema proporzionale sì, ma con soglie di sbarramento alte e da limare in Parlamento. La proposta a FI, scritta nero su bianco, è questa: l’8% al Senato, ma il 5% alla Camera per i partiti che corrono da soli, mentre le soglie scenderebbero al 4% al Senato e al 2,5% alla Camera per i partiti coalizzati, cioè che corrono in una coalizione. E, soprattutto, nel Patto c’è un premio di maggioranza variabile: non più ‘fisso’ come nell’Italicum (55% di seggi, pari a 340 deputati), ma 55% dei seggi con il 40% dei voti, meno del 55% se prendi meno. Infine, niente preferenze, ma liste ‘corte’, come nel sistema spagnolo, o collegi maggioritari ‘grandi’, non come nel Mattarellum, ma come nel Senato Prima Repubblica. L’obiettivo è identico: poter sapere chi verrà eletto, riuscendo a controllare le proprie truppe parlamentari. Desiderio e volontà care a Forza Italia come al Pd di Renzi. I possibili intoppi sono tanti. Uno per tutti: Renzi non è più premier, Berlusconi non controlla più la coalizione di centrodestra.
Cocis