Non c’è dubbio che Renzi abbia avviato un processo di capovolgimento culturale dell’Italia, rimasta per troppo tempo attonita ai cambiamenti europei e globalizzati, per renderla più razionale, sburocratizzata e decisionalmente più rapida. Questo, chiariamo, con il costo di stravolgere la Costituzione. Con il prossimo Referendum il popolo dirà se è d’accordo, o meno, sul ‘riformismo Renziano’. Infatti tutto è avvenuto in un Parlamento delegittimato dalla Consulta e, comunque, imposto ad operare su diktat del Quirinale. I Parlamentari hanno fatto di tutto pur di evitare le elezioni, il tutto senza vincolo di mandato, perchè il 30% di loro ha cambiato casacca tradendo, di fatto, il progetto di primogenitura su cui furono eletti. Renzi chiede che la risposta referendaria della gente vada oltre il 50% risicato, perché altrimenti sarebbe comunque una sconfitta. In caso contrario si andrebbe velocemente alle urne prima del 2018. La Spagna ha confermato che i risultati elettorali dovranno essere chiari, su chi vince e chi perde, ma soprattutto compatibili per Governi di Coalizione. Questo è quanto vuole la Nuova Europa per la crescita distribuita, al netto di esasperati nazionalismi. Il M5s lo ha capito, e dopo aver collaborato alla nomina della Consulta, con propri voti elegge Matteoli alla Commissione Trasporti. Capiscono, con chiarezza, che con le preclusioni precostituite ci si confina e si fa il gioco dei concorrenti. Il difficile per la politica è riformarsi, mantenendo il buono del passato, e nel contempo, adeguare il sistema al mondo che cambia. Non lo si è fatto con Tangentopoli, dove si è gettato il bambino con l’acqua sporca, nemmeno con la Seconda Repubblica, dove si è data forma ad una finta rivoluzione etica, morale e comportamentale con paradossale guinness di primato corruttivo, questo grazie alle distrazioni di ogni organo di controllo. Oggi Matteo e il M5s rappresentano i simboli della Nuova Terza Repubblica.
Cocis