Renzi e Schlein vedono il bivio della premier: ‘Con Salvini l’oppositore al governo o con lui e il governo a casa’

‘Meloni è ancora forte nei sondaggi ma è destinata a cadere,  e sarà come accaduto ad altri in passato, anche a me’.  Non ha dubbi il senatore Matteo Renzi su come evolveranno i flussi di consenso per Giorgia Meloni. Una situazione che, unitamente a quella che lui giudica una gestione ‘inconcludente’ dei leader di M5s e Pd, regala ampi margini di manovra alle formazioni centriste. ‘Non è facile, anche perché in tutto il mondo sembrano vincere gli estremismi, eppure io penso che in Italia ci sia uno spazio, quello del buonsenso, della moderazione, del mantenere la rotta e non farsi condizionare’.

Sulla presidente del Consiglio il giudizio è netto: ‘Non è simile al Renzi di dieci anni fa, è simile alla Ferragni di due anni fa. Ma la politica è un’altra cosa, il politico non segue la massa, indica una direzione. Io non ho stima di lei come presidente del Consiglio, la rispetto e non la attaccherò mai sui problemi giudiziari dei suoi parenti, perché io non sono come loro. Ma una premier va giudicata dai risultati e lei ha perso tutte le battaglie che contano, in Europa e non solo. Il governo non è all’altezza’.

Sulla classe dirigente di Fratelli d’Italia afferma: ‘Mi metto le mani dei capelli, dovrebbero fare un corso di bon ton. Capire che non si spara a Capodanno, non ci si traveste da gerarchi nazisti a Carnevale, non si fermano i treni a proprio piacimento, non si spifferano documenti riservati in Aula, non si comprano libri erotici coi fondi regionali e così via. Io presi il 41% perché dicevo le stesse cose che dico oggi, non ho mai cambiato posizione. Punto ad attirare i voti di chi non si rivede nel populismo inconcludente di Conte e Schlein, oltre a quelli di chi ha votato Forza Italia in passato e ora non si sente rappresentata da Gasparri e Tajani. Questo sarà il modo più logico per rimettere in gioco il tutto’.

‘Con me il Pd tornerà al governo vincendo le elezioni’, afferma Elly Schelin, che  sul ‘Corriere della Sera’ prende in considerazione lo scenario della fine anticipata della legislatura: ‘Abbiamo guadagnato 5 punti in percentuale dalle ultime elezioni e dimezzato la distanza in voti assoluti con FdI, quindi Meloni ha poco da festeggiare. Stiamo arrivando sul serio’.

La segretaria  PD pensa ad una triade con Conte e Renzi: ‘È chiaro che con Conte e Renzi abbiamo delle differenze, altrimenti staremmo nello stesso partito, ma le coalizioni, per definizione, si fanno tra diversi. Possiamo mettere insieme le forze e cercare un punto di equilibrio, un compromesso. D’altronde il risultato delle europee ci dà responsabilità, faremo da perno alla costruzione di questa alleanza’.

Schlein e Renzi hanno preso a parlarsi, anche se  lo fanno  per interposta persona. E’ stata Maria Elena Boschi, che ha avuto modo di incontrare la segretaria del Pd alla Camera, ritenendo che fosse ormai il caso di cessare le ostilità per trovare la maniera di intessere nuovi rapporti con i dem. Anche di qui nasce la decisione di Italia viva di sostenere insieme al Partito democratico il referendum sull’autonomia differenziata. Carlo Calenda, invece, su cui Schlein era sicura di poter far affidamento, si è sfilato da quella compagnia di giro. La cosa ha stupito Schlein, che nei colloqui più recenti si era andata convincendo che il leader di Azione fosse intenzionato a far parte del campo largo. Schlein è sempre più convinta che l’alleanza per l’alternativa sia ormai una strada obbligata per tutti i partiti delle opposizioni ed è convinta che, nonostante i mal di pancia e le proteste, poi i partner del Pd in questa avventura accetteranno il fatto che ai dem spetta il ruolo chiave in questa coalizione.

La segretaria del Partito democratico vuole accelerare questo processo perché al Nazareno, vedendo le ultime mosse di Matteo Salvini, pensano che Giorgia Meloni potrebbe addirittura non arrivare a fine mandato. Ma sia che la legislatura possa interrompersi prematuramente, sia che invece arrivi alla sua naturale conclusione, al Nazareno ritengono che le prossime elezioni politiche siano quelle della grande rivincita. Ne sono talmente certi che la segretaria con i collaboratori più fidati si lascia andare a possibili scenari che la vedono a Palazzo Chigi. E immagina già la prossima compagine governativa. I bene informati sostengono che la voglia con una maggioranza di donne (il 50 per cento non è più l’obiettivo), composta da ministre e ministri giovani (l’idea è quella di un’età media di 40 anni, massimo 45) e con un esponente (donna o uomo ancora non si sa) della comunità lgbtq +. Questo è per quanto concerne il mondo fantastico legato al sogno. Nella realtà si può fare riferimento al recente vertice Nato che ha riaffermato il sostegno all’Ucraina da parte delle nazioni occidentali, con l’Italia in prima linea.  Giorgia Meloni, premier italiano, ha ribadito la necessità di distinguere tra l’aggressore, la Russia, e l’aggredito, l’Ucraina. Meloni si è detta ‘fiera’ dell’invio di sistemi di difesa aerea a Kiev, descrivendoli come il modo migliore per proteggere una nazione aggredita. Tuttavia, la Lega, rappresentata dal vice di Matteo Salvini, Andrea Crippa, ha espresso forti riserve su questa decisione, mettendo in discussione la natura difensiva dei missili. Crippa ha dichiarato: ‘Quali sarebbero le armi difensive inviate all’Ucraina? I missili sono armi difensive? I missili sono sempre missili e uccidono le persone’. Questa affermazione riflette una visione profondamente diversa rispetto a quella di Fratelli d’Italia (FdI). Meloni ha risposto con fermezza, ribadendo che la posizione italiana è chiara e allineata con il programma governativo, che prevede il sostegno all’Ucraina e alle iniziative di pace.

La posizione della Lega è focalizzata sulla ricerca di un processo negoziale che porti alla pace, evitando l’invio di armi che, secondo Crippa, alimentano la guerra. Questo punto di vista contrasta nettamente con quello di FdI, che vede nella fornitura di sistemi di difesa un mezzo per proteggere la popolazione civile ucraina e resistere all’aggressione russa.

Giorgia Meloni ha sottolineato che il governo italiano ha concentrato i suoi sforzi su sistemi di difesa antiaerea, considerati essenziali per difendere l’Ucraina. ‘Dipende anche da cosa si invia’,  ha spiegato Meloni, sostenendo che la difesa aerea è cruciale per proteggere i civili dagli attacchi russi.

Le tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia potrebbero intensificarsi con l’avvicinarsi della discussione sulla Manovra e le spese militari. Meloni ha chiarito che l’Italia intende mantenere l’impegno di spendere il 2% del PIL per la difesa, in linea con gli accordi Nato, e sta esplorando la possibilità di acquisire nuovi sistemi d’arma, compresi i missili a lungo raggio statunitensi.

In parallelo, l’Italia punta a sviluppare nuovi sistemi difensivi attraverso collaborazioni europee. A margine del vertice Nato, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha firmato una lettera di intenti con Francia, Germania e Polonia per sviluppare missili a lungo raggio nell’ambito del programma Elsa (European Long-Range Strike Approach).

Inoltre, joint venture tra industrie della difesa, come quella tra Rheinmetall e Leonardo, mirano ad accelerare la produzione di sistemi d’arma, cruciali in un contesto di crescente tensione geopolitica.

Ma se i contrasti interni alla maggioranza sono diventati ormai quasi fisiologici, essi risultano inaccettabili per quanto riguarda la politica estera. E inaccettabili sono risultate le prese di distanza del vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, affiancato da alcuni suoi scudieri di partito, dalle decisioni che il suo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni stava prendendo in sede di vertice Nato a Washington. Decisioni giuste, tra l’altro, di rinnovato sostegno, anche militare, alla Ucraina e di un programmato e graduale aumento delle nostre spese militari.

In conclusione, tornando alle divisioni nella maggioranza, Salvini, per i suoi comportamenti fortemente contraddittori non dovrebbe proprio stare al governo. In nessun Paese occidentale che  vuole dirsi europeista e atlantista, Salvini potrebbe stare al governo. In Italia, invece, ci sta e ci resta, attaccando continuamente la credibilità di  Giorgia Meloni che, potrebbe decidere di difendere la credibilità sua, del governo e della nazione, mettendo e  Salvini alla porta e la Lega davanti a un bivio: restare con lei al governo o andare con Salvini a casa.

Ecco allora che può verificarsi quanto predetto da Renzi e dalla Schlein che,  vedendo le ultime mosse di Matteo Salvini, pensano che Giorgia Meloni potrebbe addirittura non arrivare a fine mandato. Ma sia che la legislatura possa interrompersi prematuramente, sia che invece arrivi alla sua naturale conclusione, al Nazareno ritengono che le prossime elezioni politiche siano quelle della grande rivincita.

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