Tra pochi giorni annuncerà la sua netta vittoria nel Pd e tirerà dritto verso le primarie.
Il risultato non sembra essere in discussione e solo una scarsa affluenza, molto al di sotto di quattro anni fa, potrebbe limitare l’autorevolezza del nuovo segretario del Pd, nella qualità di azionista di maggioranza del governo. L’operazione di rilancio sta riuscendo al meglio all’interno del partito. La base o quella che ne resta preferisce Renzi. Un po’ per paura delle scissioni un po’ per attaccamento alle poltrone. Un dato, però, non è rassicurante per il segretario ed è quello per cui pur riscuotendo il consenso della maggioranza degli iscritti al partito non gode dello stesso favore tra gli elettori: esattamente il contrario di quando quattro anni fa scese in campo.Allora Renzi si presentò con un programma ed un messaggio del tutto nuovo, fatto di di tre idee: rottamazione dei potenti, bonus a chi lavora, riforma della politica.La terza è stata bruciata con il referendum del 4 dicembre 2016; la seconda ha fatto il suo tempo con risultati non lusinghieri sul piano della ripresa economica; la prima sembra non essere mai iniziata.Che farà ora l’ex Premier e segretario uscente del Pd? Dopo anni di eccessi sembra gli manchi la capacità di offrire al Paese un progetto alternativo a Salvini e a Grillo. Come si si può nelle attuali condizioni di finanza pubblica realizzare un taglio de tasse, senza intaccare l’Iva e senza ridurre la spesa? Quale sarà il motivo conduttore della campagna elettorale? Il documento Renzi presentato al Lingotto è stato abbastanza scialbo e scontato del tipo:” In questi anni ci abbiamo provato”.Come se le scelte fossero state giuste ma fosse mancato il tempo necessario per attuarle.Sulla sconfitta referendaria si mostra adirato come per dire: ve lo avevo detto che in caso di vittoria del ‘No’ saremmo finiti nei guai. Ma come uscire dai guai, per esempio con una nuova legge elettorale, nessuna indicazione e/o ricetta al riguardo.Si tratta di una sorta di visione che dovrebbe guardare al futuro ma è sostanzialmente rivolta al passato, ai mille giorni di governo.Soprattutto è un messaggio che concede ancora troppo spazio ai populisti nel tentativo di domarli, dai vitalizi a Bruxelles. Forse Renzi sta aspettando l’esito delle elezioni francesi dove, un’eventuale vittoria di Macron, renderebbe più forte un discorso europeista e riformista e nel contempo gli permetterebbe quel tira e molla con Bruxelles, per strappare quel mezzo punto percentuale di allargamento della flessibilità che gli permetterebbe di rendere verosimile la possibilità di un rilancio dell’economia e del Paese.