Renzi: il Pd deve cambiare e dico no a mugugni

 L’inno di Mameli ha aperto l’assemblea nazionale del Partito democratico e sul banco della presidenza sono stati tutti in piedi a cantarlo, a partire dal segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi, che indossa una camicia bianca senza cravatta. “Il cantiere è il luogo che attrae di più i cittadini, specie quelli che non hanno molto da fare e stanno lì a mugugnare. Il Pd non si metta a osservare i cantieri ma li faccia. Noi siamo quelli che cambiano l’Italia, non quelli che stanno a mugugnare su quelli che cambiano l’Italia”, dice apertamente Matteo Renzi. all’assemblea Pd e non chiede obbedienza ma lealtà. “Il Pd non è il partito della nazione perché immagina chissà quali strane mutazioni genetiche, ma perché avere quei colori vuol dire che il Pd non si accontenta di vedere i sogni dell’Italia stuprati da anni di mal governo e   noto un certo richiamo all’Ulivo molto suggestivo e nostalgico, e ricordo cosa diceva l’Ulivo sul bicameralismo, quello che non ricordo è come si possa aver perso 20 anni di tempo senza aver realizzato le promesse delle campagne elettorali”. Ci sono state infatti ore di massima tensione con una scissione con un passo fuori dal partito di Civati e la tentazione, da parte dei renziani, di arrivare allo scontro. I delegati sono arrivati alle 11 all’hotel Parco dei Principi e Civati ha dichiarato che: “Non voglio andarmene con l’infamia dello scissionista, ma c’è un limite: se si vota perché Renzi ha bisogno di vincere con l’82 per cento e si va alle elezioni a marzo con nel programma jobs act e Sblocca Italia, vi do la garanzia che non mi candido”, continuando poi: “Scissione? Un passaggio cruciale sarà quello dell’elezione del capo dello Stato, un momento dove sarà il caso di eleggere una figura di alto profilo per le istituzioni”. A chi gli chiedeva se avesse un nome da proporre Civati ha risposto: “Io sono affezionato ad un bolognese el’esempio da seguire è proprio quello lì”. Pensava in pratica a Romano Prodi e Renzi già in apertura ha bypassato il tutto a largo raggio con i precisi riferimenti all’Ulivo. Massimo D’Alema ha già annunciato che non sarà all’assemblea del Pd, in polemica con le minacce degli ultimi giorni e manca anche Pier Luigi Bersani per un mal di schiena che lo costringe a casa, senza alcuna intenzione polemica, assicurano i suoi. Gli altri esponenti della minoranza stanno invece arrivando alla spicciolata e si sono visti Cuperlo e Boccia, Fassina e D’Attorre. Rosy Bindi al momento non è arrivata, ma è in programma a breve una sua intervista in tv. Civati, molto polemico, continua: “ Se Renzi ci attacca risponderemo andando all’attacco. Le minoranze non hanno complotti in mente, vogliono solo fare le cose meglio. Renzi accetti qualche consiglio e la mia minoranza non è come quella di D’Alema perché ci distinguono tutte le cose del mondo”. Andrea Marcucci a tutto questo ha risposto in precedenza su twitter dicendo a Civati: “Nelle commissioni i parlamentari sono delegati dei gruppi” e consiglia allo stesso di “leggere la favola di Esopo – Al lupo, al lupo –“. I venti di scissione sono comunque forti e starà a Renzi di decidere se placarli o scatenarli. Francesco Boccia dice che se gli ultimi non sono tutelati poi si crea un altro partito a sinistra. La forza va usata per difendere i più deboli e la scissione del Pd esiste solo nel dibattito giornalistico. Civati pone una questione politica. Oggi non ha senso contarsi ma ha senso confrontarsi.

Cocis

 

 

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