‘L’Italia è in un momento particolare, molto buono. Dopo molte polemiche siamo finalmente in grado di creare e scrivere una nuova pagina per il futuro’, dice Matteo Renzi nel suo intervento all’incontro Italia-Usa sul manifatturiero a Chicago: ‘Il parlamento ha approvato molte riforme, come quella per il mercato lavoro, il jobs act, e abbiamo cambiato la legge elettorale che dà garanzie di stabilità, dopo un passato che ha visto in 70 anni 63 governi. In Europa spesso abbiamo paura del futuro, lo consideriamo come minaccia e non come opportunità. Noi possiamo combattere il terrorismo e lo possiamo sconfiggere ovunque ma serve un differente approccio, perchè il rischio è proprio quello di chiudersi nella paura. Bisogna invece investire in innovazione e futuro’. Sergio Marchionne, numero uno di Fiat Chrysler, arriva a sorpresa nella sede della Booth School della Università di Chicago, ribadisce la sua fiducia in Renzi e nel cammino di riforme intrapreso dal suo governo. Riforme che l’Italia, un Paese che deve liberarsi di un lungo fardello di inefficienze, aspettava da tempo. Agli occhi di Marchionne, un merito ha soprattutto il premier, che è quello di aver garantito un minimo di stabilità: ‘Se me lo chiedete, in Italia voterei per Renzi. E’ dalla stabilità che si inizia a costruire un clima favorevole e di certezza per le imprese e per gli investimenti dall’estero. Come gli investimenti che Fiat Chrysler sta facendo nel nostro Paese, da Melfi a Mirafiori, dove si ripartirà con una nuova serie di auto destinate all’export in tutto il mondo’. Tornando su Renzi, loda la capacità del premier di ‘fare sistema’, anche arrivando fino a Chicago per promuovere le aziende italiane che rappresentano un’eccellenza nel settore della robotica, dell’aerospazio, dell’energia, della meccanica: ‘Il fatto che qui ci sia stato Renzi è un fatto e un segnale molto importante. Bisogna sbloccare il processo creativo e proporre idee dirompenti per immaginare un futuro diverso, che l’Italia vincerebbe la gara con la Germania. Mentre in America bisogna ripensare il concetto di redistribuzione del benessere. Non parla però delle elezioni presidenziali statunitensi, di come vede il dopo Obama. Non parla di Donald Trump o di Hillary Clinton: ‘Non sono un cittadino americano, non voto’. Però assicura di non essere preoccupato dai toni sopra le righe della campagna elettorale statunitense, né dai toni antiglobalizzazione del tycoon newyorchese o del senatore ‘socialista’ Bernie Sanders: ‘Non credo a tutto quello che viene detto adesso. In campagna si dicono tante cose, che poi non è detto che diventino politiche. Gli equilibri dopo si trovano. Non ho mai paura di un cambio di amministrazione. Gestiamo anche quello’. I due sono le star del forum organizzato dall’Ice (Istituto per il commercio estero). Un evento in cui le imprese italiane leader nell’innovazione tecnologica si sono presentate al mercato americano, terra promessa di opportunità.
Cocis