Matteo Renzi ha presentato in una conferenza stampa al Senato il suo ‘ Piano Ciao’, acronimo per Cultura-Infrastrutture- Ambiente-Opportunità che sono i quattro ‘obiettivi’ su cui investire i 209 miliardi europei.
Mercoledì mattina, oggi, – ha spiegato Renzi – i nostri ministri e i capigruppo saranno al Mef e illustreranno al ministro Gualtieri i 61 punti che noi, dopo aver studiato per tre giorni il piano di Conte, proponiamo di correggere per finalizzare meglio gli investimenti, fare debito buono e cambiare veramente l’Italia. Se non saranno accolte e discusse almeno in parte le proposte, l’ex premier ha ribadito che ‘le nostre ministre e il nostro sottosegretario si dimetteranno. Se poi c’è una maggioranza anche senza di noi, bene, ne prenderemo atto’. Francamente, non si vede motivo per cui le proposte dei renziani non debbano essere almeno in parte accolte. È solo una questione di volontà politica, noi portiamo idee per fare debito buono e spendere bene questi soldi, lo dobbiamo ai nostri figli e nipoti. Renzi sa, e lo dice, che le proposte di Italia viva trovano il consenso di molta parte del Parlamento.
In realtà sono i punti di forza legati al ricatto politico. Ovvero Renzi fa una proposta che almeno in parte ‘Conte non può rifiutare…’.
Il punto è legato al Piano di rilancio italiano, versione italiana del Recovery plan, delineato nel dettaglio dei 52 progetti finanziati con i 209 miliardi del Recovery fund, che va riscritto in molte parti. La bozza che Conte ha consegnato il 21 dicembre ai ministri – 133 pagine più due allegati con le schede dei 52 progetti – è stata in questi giorni vivisezionata dai singoli partiti. Italia viva è stata quella che ha sollevato il problema costringendo per questioni di merito e di metodo il premier a fermare un cronoprogramma che avrebbe voluto bozza e relativa governance entrambi approvati tra l’8 e il 9 dicembre.
Si scopre poi che il Piano Conte-Gualtieri-Amendola non piace neppure al Pd e neppure a Leu. Ciascuno dei tre partiti ha consegnato una controproposta al premier che interviene su molti punti del Piano. In una decina di pagine Leu chiede di rivedere dalla testa ai piedi il piano sulla sanità giudicato ‘largamente insufficiente anche tenendo conto di alcuni programmi trasversali’. Per non parlare della cifra stanziata, 9 miliardi, inspiegabile. Cifra che tutti giudicano paurosamente insufficiente.
Roberto Speranza, ministro della Salute, scopre l’acqua calda e chiede di ‘abbandonare la visione microprogettuale per adottare una visione complessiva’.
Il Pd, da parte sua e in modo ambiguo, chiede che il Recovery plan sia un piano che ‘cambi l’Italia’ e smentisce di aver dichiarato che il progetto del premier ‘sia tutto da rifare’. Naturalmente va sottolineato che le 26 slide firmate Pd con le cose da fare, leggi, ‘ green, transizione ecologica, innovazione, parità di genere, innovazione, cultura, commercio’, non sono presenti nelle 133 pagine del dossier consegnato da palazzo Chigi il 21 sera ai ministri. Zingaretti, dice a ‘parole’ che ‘vuole contribuire alle scelte strategiche per l’Italia in maniera costruttiva e responsabile’, ma in realtà soffia sul fuoco del governo.
Renzi, con il cerino in mano, giudica le 133 pagine del piano Conte ‘raffazzonate e prive di anima’. Sul Mes non ha alcuna intenzione di fare passi indietro: ‘Usiamo quei 36 miliardi, recuperiamo i 9 miliardi che Conte ha destinato alla Sanità e mettiamoli sulla cultura, la C, il primo dei nostri pilastri, che crea sviluppo e posti di lavoro soprattutto per i giovani’. Poi ci sono le infrastrutture perché la disoccupazione ‘non si combatte con i redditi di cittadinanza ma con l’Alta velocità a cui i 5 Stelle continuano a dire no o gli investimenti nell’edilizia popolare’. Poi l’ambiente dove l’investimento non può essere pari ai 3,9 miliardi previsti da Conte ma ‘ne servono almeno il doppio per combattere il dissesto idrogeologico’. Infine le opportunità, soprattutto per i giovani a cui il Piano attuale destina ‘solo due miliardi contro i 20 del superbonus edilizio. Ma se non destiniamo adesso i soldi ai giovani quando la faremo?’.
Il nostro è un piano molto serio, afferma Renzi: ‘Cultura, infrastrutture, ambiente, opportunità. Quello di Conte produrrà una crescita di pil da qui al 2026 pari a 2,3 e +0,89 di occupazione al Sud. Troppo poco’.
Nessuno crede che Italia viva voglia far cadere il governo. Di sicuro il ‘Piano Ciao’ di Renzi cambierà la tempistica di palazzo Chigi. Raccolte le varie proposte di modifica del Recovery plan dai partiti di maggioranza, Conte lavorerà ad una sintesi ma sembra sfumare l’obiettivo di convocare il Consiglio dei ministri per l’approvazione – in via preliminare – del piano stesso nella giornata di mercoledì 30 dicembre.
Nella stessa data il premier sarà impegnato nella consueta conferenza stampa di fine anno, con il Senato dovrebbe dare il via libera definitivo alla legge di Bilancio 2021. Questo avverrà senza sorta di discussioni. Cosa avverrà nel governo? Non giochiamo alle divinazioni ma l’ipotesi più accreditata vede Renzi, in parte accontentato nelle sue proposte, unito a un rimpasto gradito a Conte. Abbracci non fatti causa Covid, bicchieri tintinnanti ma con la mascherina, il fantasma del Ciaone Conte che esce dal Palazzo frantumandosi nel gelo.