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‘Lo dico senza problemi e lo dico in base ai numeri, l’ Italia ha svoltato. Punto’. In un’intervista a tutto campo in apertura di prima pagina con il Foglio, Matteo Renzi invita ad andare avanti su questa strada, perché l’economia sta ripartendo e i consumi crescono. ‘Qualcosa sta cambiando e si lavora per restituire tranquillità e fiducia. Dire che le tasse si abbassano solo tagliando la spesa è una sciocchezza e non sarà questa la strada dell’ Italia. Non sforeremo il 3 per cento, ma ci serviremo di quella flessibilità prevista dal fiscal compact, e quell’un per cento di pil in più potrà essere destinato metà a riforme e metà a investimenti. Sono convinto che il governo abolirà la tassazione sulla prima casa perché ha due effetti immediati. Il primo è uno stimolo a un settore traino per l’Italia come quello dell’edilizia, e vorrei mettere nero su bianco che la prima grande sfida del 2016 per noi sarà di far crescere l’occupazione anche in questo settore, puntando su qualità, sostenibilità, attenzione ad ambiente e vivibilità. Perché se non corre un’edilizia che non sia colate di cemento, ma progetto, invenzione, recupero, qualità della vita, sicurezza, non corre il paese. So quanto è importante agire ancora sull’Irap, dove un primo taglio lo abbiamo fatto anche se i sindacati che rappresentano gli imprenditori, a differenza degli imprenditori, fanno spesso finta che non sia successo niente. Ma per capire l’importanza del taglio della tassa sulla prima casa bisogna pensare al secondo effetto. Negli ultimi anni, ricorderete, i governi hanno confuso i cittadini, togliendo e rimettendo la tassa, e arrivando al punto, nel governo che mi ha preceduto, di togliere la tassa per poi rimetterla con un altro nome. Eliminare per tutti, per sempre, la tassa sulla prima casa, dunque, non crea solo semplificazione e giustizia ma crea anche un clima di fiducia di fronte allo stato, e sono certo che anche qui i numeri ci premieranno’. Il premier è sicuro che sulla riforma del Senato non ci sarà bisogno di nessuna forzatura. E definisce ‘mediazione possibile’ la proposta Boschi-Finocchiaro, riferendosi all’idea di introdurre un listino elettorale separato dei consiglieri regionali da far diventare anche senatori ricordando, al contempo, che la riforma costituzionale, che la minoranza del Pd chiede di cambiare, è la stessa che la minoranza del Pd aveva chiesto di cambiare nella lettura precedente, ed è stata già modificata. In merito ad un potenziale avvicinamento a Forza Italia, il premier chiarisce: ‘Berlusconi è imperscrutabile, non vedo possibilità di dialogo con un partito dove qualcuno definisce fascista una riforma che ha votato con noi fino a qualche mese fa.’ Le tensioni sono fisiologiche, la maggioranza c’è e ci sarà e alla fine arriverà il risultato che molti hanno tentato di raggiungere senza successo. Non siamo alla vigilia di uno scontro istituzionale e la trattativa sulla riforma costituzionale è al palo e il Pd lavora senza limiti. Renzi incassa quindi i dati positivi del pil, la ripresa dell’occupazione, l’aumento della produzione industriale, il peso che le ragioni dell’Italia hanno acquisito sul tema dei migranti. Spostandoci sui sondaggi Swg dà il Pd in crescita al 34,6% e l’intera area di governo che tocca il 39%. Chiariti i confini degli avversari interni ed esterni alla maggioranza, che risulterebbe, alla fine, più ampia del previsto. Lo stesso Bersani è costretto a precisare: ‘Sembra che io faccia polemica con Renzi, ma sono il primo a essere convinto che sia meglio di Di Maio, Grillo o Berlusconi’. Il ddl Boschi potrà passare senza problemi perché pochi elettori nel Pd capirebbero perché un governo cada se l’economia ha dato segni di risveglio.
Roberto Cristiano
